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Paola Pivi relazionale e micromonumentale al MaXXI

«World Record» (2018) di Paola Pivi a The Bass Museum of Art di Miami Beach. Foto Attilio Maranzano. Courtesy Massimo De Carlo, Milano/Londra/Hong Kong e l’artista
Federico Castelli Gattinara |  | Roma

Si apre con«Share, but it’s not fair» del 2012, lo stesso titolo della sua prima personale in Cina tenutasi proprio quell’anno, al Rockbund Art Museum di Shanghai, la mostra «Paola Pivi. World Record», curata da Hou Hanru e Anne Palopoli alla Galleria 5 del MaXXI dal 3 aprile all’8 settembre. È una distesa di cuscini gialli e rossi realizzati con i tessuti degli abiti dei monaci tibetani, terra d’origine del marito dell’artista, annodati e precari, come a riflettere sulle difficoltà dell’esistenza, ma anche colorati e leggeri per l’aspetto vitale e sorprendente che è parte integrante della sua creatività.

«In generale, noto che le persone a cui piace il mio lavoro amano la vita o i sogni. Sono persone simili a me, persone senza paura», dice l’artista milanese, classe 1971, che vive e lavora ad Anchorage, in Alaska. Rovesciamento, spiazzamento, sorpresa sono punti fermi del suo
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