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L'identità è il tema dell'artista britannico protagonista di una personale al Pecci di Prato
- Laura Lombardi
- 02 marzo 2018
- 00’minuti di lettura


Mark Wallinger, «Passport Control», 1988. Foto: © Alex Delfanne Courtesy the artist and Hauser & Wirth
Ecce Wallinger
L'identità è il tema dell'artista britannico protagonista di una personale al Pecci di Prato
- Laura Lombardi
- 02 marzo 2018
- 00’minuti di lettura

Laura Lombardi
Leggi i suoi articoliA Mark Wallinger (1959) sino al 3 giugno è dedicata una mostra al Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci. Si tratta della prima personale in Italia dell’artista che rappresentò la Gran Bretagna alla Biennale di Venezia del 2001 e vi si ritrovano i temi ricorrenti del suo lavoro, dall’accusa rivolta alla società inglese per la limitazione delle libertà civili e le violazioni del diritto di parola e pensiero, all’indagine sul rapporto tra verità e artificio fino all’interrogazione ricorrente sulla nostra identità, senza dimenticare la stereotipizzazione razziale nella nuova geografia politica, presente già dalla fine degli anni Ottanta.
La figura che apre la mostra pratese è «Ecce Homo» (1999-2000), la prima scultura a occupare il quarto plinto in Trafalgar Square: un punto interrogativo sovrastante le figure in pietra e in bronzo della piazza a incarnare le credenze di una nazione. Il tema identitario ricorre in «The Unconscious» (2010), enormi ingrandimenti di jpeg tratti da internet di dormienti sui mezzi pubblici con una voluta mancanza di risoluzione fotografica e in «Shadow Walker» (2011) in cui è l’ombra dell’artista a precederlo nel cammino, assumendo esistenza autonoma.
Nei «Self portraits» (2007-15) tutta la forza espressiva dell’identità si concentra nella «I» maiuscola che giganteggia come una statua tridimensionale, mentre negli «Id Paintings» (2015-16) il corpo dell’artista è base della dimensione della tela con chiari echi vitruviani e delle macchie di Rorschach, nel giocare sui gesti simmetrici del corpo nelle due parti. Wallinger ha infine concepito appositamente per il «Pecci» un’opera, «Pietre Prato» (2018), nella quale grandi pietre numerate evocano il confronto tra il lavoro umano, legato a una condizione effimera, e la monumentale presenza geologica, riconnettendosi quindi, ancora una volta, all’interrogazione su mortalità e eternità.
Centro Pecci

Mark Wallinger, «Passport Control», 1988. Foto: © Alex Delfanne Courtesy the artist and Hauser & Wirth