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Due soci una capanna

In casa Anselmi è nata ADA

Silvano Manganaro

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Il 27 settembre, con una personale di Luca De Leva (Milano, 1986) dal titolo «Ultime volontà», si apre in via di Tor Fiorenza 18 (a due passi da Villa Ada e da qui l’intitolazione dello spazio) la galleria o, meglio, il progetto ADA. Frutto della collaborazione tra Rolando Anselmi e Carla Chiarchiaro, il primo titolare dell’omonima galleria con sede a Roma e Berlino e la seconda ex direttrice artistica di Frutta nonché collaboratrice di Federica Schiavo per diversi anni, ADA vuole puntare sulla giovane arte italiana, cercando di formare anche un nuovo collezionismo.

Carla Chiarchiaro, come nasce questa società, che utilizza la sede romana della galleria di Anselmi?
Conosco Rolando Anselmi da molto tempo e abbiamo idee molto simili. Diciamo che si tratta di affinità elettive e che il progetto ADA è nato proprio da questo scambio di idee, dalla condivisione di contenuti e di concetti legati al ruolo della galleria nel mondo dell’arte contemporanea attuale e alla modalità di lavoro con gli artisti. Uno dei nostri punti di forza è proprio quello di essere in due, due teste diverse che lavorano su uno stesso progetto, che si confrontano e apportano contributi complementari.

Come impostate i programmi per il futuro?
ADA svilupperà nel corso della stagione espositiva sia progetti nello spazio di galleria sia progetti outdoor in sedi «sentimentali», all’interno delle quali faremo in modo di creare un vero e proprio dialogo fra l’artista e l’architettura dello spazio ospitante, con la propria storia. Per questa ragione abbiamo deciso di condividere lo spazio; l’attività di Rolando Anselmi a Roma proseguirà alternando alla programmazione di ADA, con cadenza pressoché bimestrale, i progetti dello spazio. Apriamo con una personale di Luca De Leva a cui seguirà quella di Lorenzo Pace, giovane artista romano. Tra le due mostre, la partecipazione ad ArtVerona.

Quale rapporto avete con la città?
Una delle riflessioni da cui ADA ha origine è proprio il tema del rilancio e del supporto all’arte giovane italiana e la volontà di partire dal proprio territorio per poi esportare l’autenticità dei nostri linguaggi. Roma è la città in cui entrambi abbiamo lavorato per molti anni, un luogo che conosciamo bene, che al momento è al centro dell’attenzione di galleristi stranieri e, considerando il nostro programma, non poteva esserci posto migliore per dare vita al nostro progetto.

Silvano Manganaro, 11 settembre 2017 | © Riproduzione riservata

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Due soci una capanna | Silvano Manganaro

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