Dopo dodici anni Monitor in San Lorenzo

Per la fondatrice della galleria Paola Capata «il cambiamento è sempre positivo»

Paola Capata. Foto Perottino-Piva-Bottallo
Silvano Manganaro |

Quello che negli anni ha caratterizzato il lavoro di Paola Capata, fondatrice della galleria Monitor, con sedi a Roma, Lisbona e Pereto (piccolo comune abruzzese in Provincia dell’Aquila), è sempre stata la volontà di seguire un percorso poliedrico e assolutamente personale, per certi versi sorprendente. L’ultima novità è lo spostamento della sede romana nel quartiere San Lorenzo, proprio nell’anno in cui compie vent’anni di attività.

Perché ha sentito l’esigenza di cambiare?
Dopo 12 anni intensi nel meraviglioso centro storico della Capitale, ho sentito il bisogno di toccare un luogo diverso, forse più in linea con la persona che sono oggi e con il progetto di ricerca che contraddistingue la galleria che ho fondato. Pur conoscendo e apprezzando ogni singolo centimetro dello spazio a Palazzo Sforza, il fatto di potersi confrontare con nuovi locali, diversi e tutti da scoprire, è qualcosa di elettrizzante, sia per me che per gli artisti con cui lavoro, soprattutto per coloro che hanno avuto più di una personale nella vecchia sede. Da marzo si inizia un nuovo percorso che spero sia in osmosi con il quartiere che ho scelto.

Perché proprio San Lorenzo? Un quartiere sicuramente dalla storia importante, ma che fa di questa scelta una sfida.
San Lorenzo è uno dei quartieri di Roma a me più cari: mi ha visto muovere i primi passi del percorso universitario (sono laureata alla Sapienza), curare la mia prima mostra (di cui non è rimasta traccia alcuna) e mi ha fatto avvicinare al cinema. È un luogo dove «avvengono cose» e dove si sente fortissimo, ancora, il passaggio di vite in formazione. Ci sono colleghi giovani e in gamba accanto a me come le gallerie Matèria e Gilda Lavia, c’è lo storico Pastificio Cerere e gli studi di molti artisti come Gianni Politi e Giuseppe Gallo. Da poco meno di due anni c’è la Soho House, struttura bella e cosmopolita. San Lorenzo è diverso da quello cui eravamo abituati non molti anni fa: oggi è un quartiere in divenire. Sono felice di ritornarci, dopo più di vent’anni. A me le sfide sono sempre piaciute.

La prima mostra in uno spazio nuovo è indubbiamente importante perché deve svelarne le potenzialità, dettare una linea. Come l’avete pensata?
Per l’apertura del nuovo spazio ho l’onore di avere il supporto di due persone di cui stimo profondamente l’integrità intellettuale: Gianni e Giuseppe Garrera che interverranno in veste di curatori per la mostra inaugurale di Monitor. Apre il 4 marzo e si intitola «Paura della Pittura», titolo mutuato da un saggio di Renato Guttuso pubblicato nel 1945 dalla rivista «Prospettive» fondata da Curzio Malaparte, cui è dedicata la copertina del numero 25. È un titolo emblematico, naturalmente, che sottende in parte alla ricerca svolta dalla galleria Monitor nell’ultimo decennio e che parimenti pone l’accento sul ruolo della pittura nella contemporaneità. La mostra vedrà opere di artisti provenienti dalla collezione Garrera in dialogo con artisti della galleria che hanno realizzato opere inedite per l’occasione.

Quali progetti ha per il futuro e qual è il rapporto con le altre sedi della galleria?
Lo spazio di Pereto, più vicino alla nuova realtà di San Lorenzo (e questo porterà a nuove sinergie), riprenderà la stagione espositiva in aprile, dopo la consueta pausa invernale. Abbiamo lasciato la sede di Lisbona in gennaio e conto di inaugurare la nuova nella tarda primavera di quest’anno. Il 2023 sarà un anno di cambiamenti e il cambiamento per me è sempre qualcosa di positivo.

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