Silvano Manganaro
Leggi i suoi articoliÈ incentrata sulla dualità tra pittura e fotografia, tra attimo ed eternità, tra presente e passato una personale di Claudia Peill aperta presso Anna Marra Contemporanea dal 9 marzo al 22 aprile. «In ogni dove», questo il titolo scelto per l’esposizione curata da Giorgia Calò, si compone di quadri di medie e grandi dimensioni, più una serie di raffinate carte in bianco e nero collocate nel piccolo spazio che collega le due sale della galleria.
Questi recenti lavori della Peill (Genova, 1963) proseguono la sua lunga ricerca basata su un accostamento di frammenti della realtà fotografata e rielaborata con ampie campiture di colore, dipinte non a contrasto ma ricercando un’unità cromatica che trasforma questi dittici in un insieme compositivo indissolubile. Se in passato aveva lavorato su rovine dell’antichità, corpi disarticolati o su singole sculture, in quest’ultimo ciclo l’artista si concentra su particolari urbani, su segni di una città contemporanea che, fissata sulle sue tele, raggiunge una dimensione atemporale e quindi eterna (legata forse a Roma, sua città d’adozione).
Attraverso un silenzio metafisico in cui l’immagine è avulsa da un’idea di temporalità, la Peill riesce a evocare l’anima di un luogo non-luogo dove è assente la presenza umana. Se la fotografia è sempre legata all’attimo, il lavoro lento della pittura (con colori mai squillanti) le conferisce quell’eternità tanto cercata. La stessa curatrice scrive che la fotografia è usata dalla Peill per fissare l’archeologia del presente, mentre la controparte pittorica ha il compito di rappresentare il futuro fatto di vuoti ancora da riempire. E, citando Rudolf Arnheim, conclude «...il presente è pieno di materia tangibile, il remoto futuro ancora vuoto».
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