Diop riscrive la storia a Fotografiska Stockholm

Le opere del fotografo senegalese sono portavoce dell’universo africano, del valore della comunità e dell’attivismo politico

«Pedro Camejo 1790-1821», di Omar Victor Diop (particolare). Cortesia © Omar Victor Diop/MAGNIN-A, Paris
Gilda Bruno |  | Stoccolma

Nella sua nuova personale, il fotografo Omar Victor Diop (1980) veste i panni di alcuni africani ingiustamente omessi dagli annali occidentali raccontandone i successi politici, scientifici e intellettuali. In mostra a Fotografiska Stockholm fino al 12 marzo, gli autoritratti del nativo di Dakar riflettono sul passato come premessa necessaria a costruire «futuri vivibili e praticabili per tutti».

Tre le serie fotografiche al centro dell’esposizione: «Diaspora» (2014), «Liberty» (2017) e «Allegoria» (2021), tutte accomunate dal filo conduttore che vede Diop servirsi del suo occhio per la moda, l’arte e il design a supporto dell’esperienza della diaspora e della resistenza black. Presentate in dialogo tra loro dalla curatrice Renée Mussai, le sue opere sono portavoce dell’universo africano, del valore della comunità e dell’attivismo politico, avvalendosi di diversi livelli interpretativi.

Se «Diaspora» guarda alla tradizione ritrattistica occidentale per celebrare figure africane che «hanno assunto un ruolo centrale nella scienza, nella politica e nei movimenti sociali dell’Europa del tempo», «Liberty» parla delle rivolte che, a partire dal 1954, anno di fondazione del Civil Rights Movement, hanno contribuito (e contribuiscono tutt’oggi) alla lotta per la libertà della comunità nera.

Uno sguardo alla storia che ancora deve essere scritta, «Allegoria» usa una natura paradisiaca per denunciare l’impatto che la crisi climatica sta avendo sul Sud del mondo. Qui Diop, in tutt’uno con piante e animali dai colori brillanti, sottolinea come l’esperienza umana sia connessa a ciò che la circonda. «L’autoritratto mi consente di incarnare figure rilevanti per conversazioni sociali attuali, spiega l’artista. Avendo tutte lo stesso volto, queste diventano parte di un “esercito” in marcia verso il progresso, la dignità e l’umanità».

© Riproduzione riservata
Calendario Mostre
Altri articoli di Gilda Bruno