«Albedo o chiarodiluna» (2022) di Daniela De Lorenzo

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«Albedo o chiarodiluna» (2022) di Daniela De Lorenzo

De Lorenzo va oltre la superficie

Nella mostra da Crumb Gallery, l’artista fiorentina indaga le parti nascoste di un celebre dipinto alterandone la composizione

L’iconografia di San Giorgio, che difende la principessa dal drago nel celebre dipinto di Paolo Uccello, è fulcro del progetto inedito, «Albedo o chiarodiluna», che la fiorentina Daniela De Lorenzo presenta dal 13 gennaio (fino all’11 marzo) alla Crumb Gallery: un’interrogazione su quanto il reale, o ciò che crediamo tale, possa variare a seconda della percezione che ne abbiamo. La scelta di lavorare su Paolo Uccello non è casuale, poiché le opere dell’artista più mirano alla precisione prospettica e più appaiono, al tempo stesso, e proprio in virtù di questo rigore, permeate da un’atmosfera surreale.

Nella serie, che si compone di dodici fotografie, De Lorenzo si insinua nel dipinto per far emergere la delicata relazione esistente tra spazio e tempo, attraverso la storia dell’arte, la scultura e il montaggio cinematografico, come sottolinea Mirco Marini nel testo in catalogo (collana Nolines, a cura di Rory Cappelli, che con Lea Codognato, Adriana Luperto e Emanuela Mollica, ha fondato nel 2019 Crumb come spazio riservato ad artiste donne).

Nella scena d’intonazione fiabesca, con le tre figure che si muovono su una sorta di palcoscenico, chiuse tra quinte teatrali create dalle diagonali che definiscono la geometria dello spazio, De Lorenzo fa slittare i piani e li rimonta fino a ottenere lo scardinamento della composizione con un’alterazione dei personaggi e degli elementi del paesaggio.

La volontà non è dunque tanto di offrire una reinterpretazione del soggetto, quanto di interrogare che cosa si trovi sotto la superficie. Da qui la scelta del titolo, essendo «albedo» la parte più interna dell’agrume, bianca e spugnosa visibile solo sbucciando il frutto, ma anche, in fisica, la luce riflessa da un corpo, rispetto a quella che lo colpisce (come lo è, qui, il chiarore che emana la luna contrapposta alla spirale della nuvola che minaccia tempesta). Nella narrazione di Paolo Uccello si introduce quindi un tempo instabile, si illuminano parti nascoste.

La pratica della fotografia (cui si aggiungono poi video e performance) è strettamente connessa, dal 1995, all’attività scultorea con cui De Lorenzo aveva esordito nel 1988 alla Biennale di Venezia. Così la serie «Albedo o chiardiluna» entra in un gioco di corrispondenze segrete, con «Sonni», due piccole sculture in gesso con cera e pigmenti, poste al centro della stanza, quasi punto di fuga dell’intera visione del progetto.

Ricordo di un lavoro in gommapiuma, «a cose fatte» del 1998, «Sonni» reca sulla superficie memoria di ciò che è stato, di un tempo trascorso, che si trova «riattivato», acquisendo un nuovo senso e riconducendoci all’origine del fare dell’artista.

Quest’ultima, oltre a prender parte a importanti mostre e rassegne internazionali, ha lavori in istituzioni come la Galleria d’Arte Moderna di Bologna, il Pecci di Prato, il Pac di Milano, Neue Galerie di Graz, Centro del Carmen di Valencia, la Galleria Nazionale e il Maxxi di Roma. Una ricerca, la sua, tesa a creare una sorta di durata istantanea che sottrae il tempo alla logica di un cambiamento irreversibile.

«Albedo o chiarodiluna» (2022) di Daniela De Lorenzo

Laura Lombardi, 13 gennaio 2023 | © Riproduzione riservata

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De Lorenzo va oltre la superficie | Laura Lombardi

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