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Una delle tavole che gli architetti Pietro Lingeri e Giuseppe Terragni prepararono a fine anni Trenta per il «Danteum»

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Una delle tavole che gli architetti Pietro Lingeri e Giuseppe Terragni prepararono a fine anni Trenta per il «Danteum»

Danteum, il monumento rimasto sulla carta

Luigi Gallo e Luca Molinari propongono alla Galleria Nazionale delle Marche le tavole che gli architetti Pietro Lingeri e Giuseppe Terragni prepararono a fine anni Trenta per il monumento alla Divina Commedia

Stefano Miliani

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È una prima volta. I 22 disegni di un monumento razionalista su Dante mai esposti tutti insieme vedono la luce alla Galleria Nazionale delle Marche a Urbino fino al 27 marzo nella mostra «Città di Dio. Città degli uomini. Architetture dantesche e utopie urbane».

I curatori, il direttore del museo Luigi Gallo e Luca Molinari, propongono tutte le tavole che gli architetti Pietro Lingeri e Giuseppe Terragni prepararono a fine anni Trenta per il «Danteum», monumento alla Divina Commedia per via dei Fori Imperiali a Roma e mai costruito perché arrivò la guerra.

Per i 700 anni dalla morte del poeta vi affiancano disegni sul poema di architetti odierni come Aimaro Isola, Andrea Branzi o Franco Purini. «L’esposizione non rimanda in alcun modo all’ideologia fascista, premette Gallo. Ci interroghiamo sul significato di quel monumento per la città, in che modo una progettualità slegata dal costruire si relaziona con la poesia, con il pensiero».

Il «Danteum», rimarca, «era un edificio simbolico per una esperienza “immersiva”, diremmo oggi, dalla selva oscura all’Inferno, dal Purgatorio al Paradiso, e di una modernità straordinaria. Come decorazioni doveva avere sculture di Sironi».
 

Una delle tavole che gli architetti Pietro Lingeri e Giuseppe Terragni prepararono a fine anni Trenta per il «Danteum»

Stefano Miliani, 01 dicembre 2021 | © Riproduzione riservata

Danteum, il monumento rimasto sulla carta | Stefano Miliani

Danteum, il monumento rimasto sulla carta | Stefano Miliani