Dal ferro battuto al Novecento ligure e internazionale

Alla Wolfsoniana di Genova in mostra opere su carta e sculture della Collezione Tacchini (recentemente acquisita) e un nuovo percorso museale focalizzato sui maestri del ferro battuto

Alcune vedute dell’allestimento della mostra Alcune vedute dell’allestimento della mostra Alcune vedute dell’allestimento della mostra Alcune vedute dell’allestimento della mostra Alcune vedute dell’allestimento della mostra
Ottone Groppi |  | Genova

Con la mostra della Collezione Tacchini e un nuovo percorso museale focalizzato sui maestri del ferro battuto e arricchito da alcune opere di Umberto Bellotto provenienti dalla Galleria Giorgio Franchetti alla Cà d’Oro di Venezia, ora in deposito temporaneo presso la Wolfsoniana, il museo genovese, dedicato alle arti decorative e figurative tra Otto e Novecento, propone due suggestive offerte di visita che si snodano lungo tutto l’allestimento espositivo.

La rassegna «La Collezione Tacchini. Atto primo. Scultura e opere su carta», visitabile sino al 9 ottobre e dedicata a Gianni Franzone, recentemente scomparso, che insieme a Matteo Fochessati l’aveva ideata e progettata, rappresenta la prima tappa di un programma di valorizzazione della raccolta del genovese Francesco Tacchini, di cui si propone in questa occasione una selezione di opere su carta e di sculture, a testimonianza della qualità artistica e della variegata identità distintiva di questo cospicuo patrimonio, recentemente acquisito attraverso la stipula di un Trust tra Palazzo Ducale e il collezionista.

Due sono i principali filoni del percorso: da un lato, attraverso una mirata scelta di opere, si documentano i principali indirizzi di ricerca presenti in Liguria a cavallo tra Otto e Novecento; dall’altro si propongono, attraverso un’ampia e articolata panoramica internazionale, le principali esperienze delle avanguardie storiche del XX secolo. Nel primo ambito si segnalano in particolare le prove plastiche dei principali scultori liguri dell’epoca (Edoardo Alfieri, Eugenio Baroni, Edoardo De Albertis, Francesco Falcone e Adolfo Lucarini) o comunque attivi nella regione, come nel caso di Francesco Messina, che a lungo operò a Genova, e del piemontese Leonardo Bistolfi, autore in particolare di significativi monumenti funebri nel cimitero di Staglieno. Tali sculture dialogano lungo l’esposizione con le carte (principalmente dedicate al paesaggio e al ritratto) di importanti artisti liguri, come Ernesto Rayper, Rubaldo Merello, Giacomo Cometti, Cornelio Geranzani ed Emilio Scanavino.

Nella sequenza di opere afferenti al clima di ricerca d’avanguardia si annoverano, invece, sia una nutrita rappresentanza di figure del primo e del Secondo Futurismo, tra cui Cesare Andreoni, Giacomo Balla, Tullio Crali, Fortunato Depero, Gerardo Dottori e Gino Severini, sia una ricca selezione di rilevanti protagonisti del panorama internazionale come Salvador Dalí, Sonia Delaunay, Natalja Goncarova, Julio Gonzáles, George Grosz e Fernand Léger, affiancati ad artisti meno noti in Italia, come Sándor Bortnyik, Paul Joostens e Marie Vassilieff, che tuttavia svolsero un importante ruolo nel promuovere le sperimentazioni linguistiche del periodo.

Pervenute in deposito alla Wolfsoniana, in seguito a un acquisto da parte del Ministero della Cultura, le opere di Umberto Bellotto (Venezia, 1882-1940, uno tra i maggiori esponenti dell’arte del ferro battuto in Italia del Novecento, noto per i suoi celebri connubi di ferro e vetro di cui si espongono due eleganti esemplari) si integrano nel nuovo percorso museale, arricchito anche da prestiti della Galleria d’Arte Moderna di Genova, con i lavori già presenti nelle collezioni della Wolfsoniana di due coeve officine: quelle del faentino Francesco Matteucci e di Carlo Rizzarda, artista che, come evidente nella sua fontanella con uccellini, seppe coerentemente rinnovare quest’antica tecnica artistica, aggiornandola al moderno gusto Déco.

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