«Notte di San Lorenzo», 2013, di Marco Pellizzola

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«Notte di San Lorenzo», 2013, di Marco Pellizzola

Da Tonin Marco Pellizzola

La personale di un artista che lavora tra pittura, decorazione, scultura e installazione

Di giorno ci sono le stelle, ma noi non le vediamo. Una «notte diurna», in cui le costellazioni si vedono eccome, ancorché stagliate sul colore celeste, risplende nella galleria Paolo Tonin dal 13 dicembre (giorno di santa Lucia, la santa portatrice di luce che ispirò lo struggente «Notturno» al poeta elisabettiano John Donne) al 18 gennaio.

Vi è protagonista Marco Pellizzola (Cento, 1953), un artista che lavora alla confluenza tra pittura, decorazione (la disciplina che insegna all’Accademia di Brera), scultura e installazione. Pellizzola tramuta lo spazio della galleria in una sorta di «camera picta» in cui va in scena il gioco dei ribaltamenti: se le costellazioni, nella visionarietà dell’artista emiliano, appaiono di giorno, così le sculture tridimensionali (una casetta illuminata, ad esempio), hanno la parvenza di ombre proiettate nello spazio dai dipinti che, alle pareti, raffigurano gli stessi soggetti. L’ombra si fa complice della pittura, che da essa, filosoficamente, discenderebbe, per farsi rivelatrice di forme e poesia.

Quella di Torino è la terza tappa di una trilogia iniziata a Cento e proseguita a Tournai, in Belgio, nella Chiesa di Saint-Jacques e al Cimitero del Nord (occasione in cui Pellizzola ha esplorato i temi dell’arte sacra e della memoria civile e storica).

L’autore rilancia così con forza il ruolo della concertazione delle arti e della stessa decorazione, sostantivo non sempre positivo quando si parla di arte contemporanea, come pratica nomade e in quanto tale positivamente «virale», in quanto portatrice di poesia e visionarietà. Nella foto, «Notte di san Lorenzo», 2013.

«Notte di San Lorenzo», 2013, di Marco Pellizzola

Franco Fanelli, 12 dicembre 2018 | © Riproduzione riservata

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Da Tonin Marco Pellizzola | Franco Fanelli

Da Tonin Marco Pellizzola | Franco Fanelli