Da Tommasi le pozzanghere psichedeliche di Davenport

L’artista britannico ritorna a Milano con i suoi «Mirror paintings». Esposte anche opere su carta della serie degli «Splat»

Una veduta della mostra di Ian Davenport da Luca Tommasi. Foto Fabio Mantegna
Francesca Interlenghi |  | Milano

Vibranti linee di vernice scorrono lungo fogli di alluminio, tracciando scie verticali che creano composizioni dinamiche di colore. Il bordo inferiore delle tele di metallo è leggermente smussato, così che i colori possano diffondersi e mescolarsi formando delle «pozzanghere psichedeliche», i cosiddetti «Puddle Painting», che hanno reso celebre il lavoro di Ian Davenport (Kent, Regno Unito, 1966).

L’artista britannico ritorna a Milano alla galleria Luca Tommasi Arte Contemporanea, dopo la prima esperienza del 2019, con la personale «Mirrors» che fino al 28 gennaio riunisce un’inedita serie di dipinti su alluminio. Ispirato dai momenti di quiete durante il lockdown, Davenport ha lavorato sui concetti di riflessione e simmetria: «Poco prima della pandemia ho iniziato a realizzare dipinti che esploravano l’idea di simmetria e specchiamento: sono divisi verticalmente nella parte centrale in sequenze di colori che, partendo dal centro, si propagano specularmente ai due lati del dipinto. Per questo li ho chiamati “Mirror Painting”».

Esposte anche opere su carta della serie degli «Splat», in cui le macchie irregolari di colore sono realizzate spruzzando la vernice sulla superficie con una tecnica che richiama quella del dripping. Davenport combina la meticolosità del chirurgo, usando una siringa piena di vernice per applicare i suoi colori, con l’emotività dell’artista che lo guida nel determinare la densità delle cromie e il loro accostamento simmetrico con il margine di imponderabilità che caratterizza l’esistenza di tutti noi.

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