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Da santuario a campo di grano

Emmanuele Bo

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A quasi cinquant’anni dal suo ritrovamento si concluderanno i lavori del Parco e Museo Archeologico di Saint-Martin-de-Corléans nella periferia occidentale di Aosta

Il 24 giugno verrà inaugurata l’area megalitica, i cui primi reperti furono scoperti, quasi per caso, nel 1969 durante la costruzione di un complesso edilizio. In breve tempo venne alla luce un vasto giacimento preistorico che attirò l’interesse degli studiosi: la Regione autonoma Valle D’Aosta acquistò l’area e promosse una serie di campagne di scavo per oltre vent’anni, con l’obiettivo di conservare in loco i monumenti e reperti ritrovati. Nel 2007 si è aperto il cantiere che ha portato nel corso degli anni, fino ai primi mesi del 2016, alla costruzione del Parco Archeologico (quasi 10mila mq) e del suo museo: entrambi racchiusi sotto un unico edificio, in quanto l’area megalitica è stata rinvenuta circa sei metri sotto il livello stradale, nei pressi della chiesa di Saint Martin che dà il nome al sito.

Gaetano De Gattis, dirigente del Patrimonio Archeologico della Regione autonoma Valle d’Aosta spiega che «le prime testimonianze risalgono al 4200 a.C. e in sei metri di stratificazione sono concentrati seimila anni di storia, dove si possono ripercorrere gli sviluppi del popolo che abitò questo sito, che passò dal culto dei vivi a quello dei morti». Saint-Martin rappresenta una testimonianza complessa, suddivisa in cinque fasi strutturali principali che, a partire dal Neolitico recente, si succedono nel corso del III millennio a.C., durante l’intera Età del Rame.

All’inizio il luogo è usato come una sorta di santuario all’aperto destinato al culto. Poi nel corso dei millenni trova spazio un’ampia necropoli, con tombe monumentali di varia tipologia megalitica. Al sorgere dell’Età del Bronzo, attorno al 2000 a.C., e per cause ancora da precisare, il sito viene progressivamente abbandonato e subentrano, per oltre un millennio, coltivazioni di cereali. Essendo un’area sacrale e non abitata, si presume il sito di Saint-Martin sia legato a un importante abitato presente nelle vicinanze, ma che non è stato ancora possibile individuare.

Secondo Gianfranco Zidda, funzionario del Patrimonio Archeologico e referente scientifico dell’area megalitica «l’antica popolazione a cui si deve questo sito presenta elementi culturali e tecnologici comuni con altri popoli delle Alpi. Tra le testimonianze più significative c’è sicuramente una serie di “arature cultuali” presenti su tutta l’area quindi pozzi votivi, databili intorno al 3900 a.C., che conservano ancora  prove delle offerte rituali, quali macine e cereali, deposte nel corso del tempo. Altro elemento importante è rappresentato dalle “stele antropomorfe”, quasi una cinquantina: una prima forma di scultura monumentale, diffusa in tutto il continente europeo e non solo, e il sito di Saint Martin rappresenta il ritrovamento numericamente più consistente sinora riscontrato».

Emmanuele Bo, 16 giugno 2016 | © Riproduzione riservata

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Da santuario a campo di grano | Emmanuele Bo

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