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Da provinciali a regionali

Melania Lunazzi

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In Friuli Venezia Giulia l’imminente soppressione delle Province e il conseguente riassetto di competenze territoriali hanno cambiato il destino dei Musei Provinciali di Gorizia: eccezione, nel panorama museale italiano, dove i musei legati alla storia cittadina sono quasi ovunque civici. Nati nel 1861, quando Gorizia era sotto l’Austria-Ungheria, con il passaggio della città all’Italia hanno mantenuto costante per tutto il Novecento fino ad oggi l’impronta provinciale, ampliando collezioni, raccolte e sedi.

Tutto ciò a partire dal 1918, anno in cui il primo direttore italiano, Giovanni Cossàr, ne aveva preso le redini a Palazzo Attems Petzenstein, facendovi confluire il Museo Civico da lui fondato nel 1909 e piantandovi delle magnolie quale segno della guadagnata italianità. I musei goriziani comprendono oggi i Musei di Borgo Castello con il Museo della Grande Guerra, la Collezione archeologica, il Museo della Moda e delle Arti Applicate e Palazzo Attems Petzenstein, sede della Pinacoteca provinciale e di mostre temporanee; gestiscono la Fototeca storica, l’Archivio Storico Provinciale e la Biblioteca ospitati a Palazzo Alvarez e concorrono alla gestione della Galleria Regionale d’Arte Contemporanea Luigi Spazzapan di Gradisca d’Isonzo.

Dal primo luglio questo patrimonio e il personale afferente saranno affidati alla Regione, che li amministrerà attraverso il neonato Erpac, Ente regionale patrimonio culturale (istituito con la Legge regionale del 25 febbraio 2016, n. 2 e con sede operativa a Villa Manin di Passariano). L’ente ha compiti di gestione e amministrazione con una programmazione triennale attraverso un direttore generale, un Comitato d’indirizzo scientifico e una Commissione speciale per i musei goriziani. Ha inoltre funzioni di valorizzazione culturale e ricerca in coordinamento con le attività dell’Irpac (ex Centro di catalogazione e restauro di Villa Manin) e dell’Azienda speciale Villa Manin e degli immobili e spazi connessi.

Infine assorbe altre pertinenze patrimoniali provinciali come il Museo della vita contadina della provincia di Pordenone a San Vito. Un pot pourri che mescola spazi espositivi, musei con personale e raccolte dislocate in tre diverse province della Regione. La legge ha suscitato un acceso dibattito ed è sfociata in scontro aperto sui giornali locali con il Comune di Gorizia in prima linea nel tentativo, risultato vano, di farsi assegnare la proprietà dei musei della città, allineandolo alle altre realtà museali regionali. D’ora in poi i musei di Gorizia saranno tra i pochi musei d’Italia gestiti a livello regionale.

Melania Lunazzi, 06 giugno 2016 | © Riproduzione riservata

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