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Federico Florian
Leggi i suoi articoliLa Serpentine Gallery dal 4 marzo al 17 maggio ospita «Bite Your Tongue», un’ampia retrospettiva di Leon Golub (1922-2004). Nei suoi dipinti figurativi, che cominciò a realizzare dagli anni Cinquanta, dopo aver combattuto nel secondo conflitto mondiale, Golub affronta temi quali la violenza, l’oppressione e il potere in chiave di forte critica sociale. L’attacco è rivolto contro la società americana del dopoguerra, lacerata dalle discriminazioni razziali, e contro le scelte politiche del governo statunitense, responsabile della guerra nel Vietnam. «Quello di Leon Golub è un lavoro estremamente vicino alla sensibilità del pubblico contemporaneo», afferma Julia Peyton-Jones, direttrice dello spazio londinese. Se si volge lo sguardo ai recenti fatti di Ferguson e ai conflitti in Iraq e Afghanistan, infatti, l’arte di Golub acquisisce un’immediata attualità. In mostra le prime opere attribuibili al periodo «imagista» (a Chicago il pittore fu, insieme alla moglie Nancy Spero, uno dei membri dei «Monster Roster», un gruppo di artisti che rifiutava l’astrazione, così in voga a New York negli stessi anni), le serie politiche degli anni Settanta e Ottanta, e le drammatiche scene di vita urbana degli anni Novanta, che incorporano testi, slogan e graffiti. Nelle stesse date, la Serpentine Sackler Gallery dedica una personale all’artista camerunense Pascale Marthine Tayou (1967) che espone opere create specificamente per la galleria britannica, tutte quante pervase da un’atmosfera fiabesca. Tra queste la scultura «Africonda», un serpente di 100 metri in tessuto, legno, plastica, vetro e rifiuti, prodotto mediante tecniche artigianali tradizionali.
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