Image

Crociate senza croce

Wael Shawky, classe 1971, di stanza ad Alessandria d’Egitto, è il protagonista di una doppia personale al Castello di Rivoli e alla Fondazione Merz, dal 2 novembre al 5 febbraio. Shawky è il più noto artista egiziano contemporaneo: il suo curriculum include mostre alla Serpentine di Londra, al MoMA PS1 di New York e al Walker Art Center di Minneapolis. Nel 2010, per ovviare alla carenza di spazi dedicati alla creazione artistica in Egitto, fonda MASS Alexandria, un seminterrato di una palazzina nel quartiere Miami della città egiziana che funge da studio condiviso per giovani artisti e sede di screening, seminari e performance.

Shawsky, inoltre, è il vincitore della prima edizione del Mario Merz Prize, secondo il verdetto (annunciato nel marzo 2015) di una giuria composta da Manuel Borja-Villel, Massimiliano Gioni, Beatrice Merz e Lawrence Weiner. Proprio nella sede della Fondazione Merz l’artista presenta la trilogia di film «Al Araba Al Madfuna», realizzata tra il 2012 e il 2016, e mostrata a Torino per la prima volta nella sua interezza (il progetto espositivo è a cura di Abdellah Karroum). Accompagnano le proiezioni storyboard, installazioni e disegni su pelle d’animale, allestiti tra dune di sabbia artificiale. L’opera filmica, girata nel villaggio che dà il nome alla trilogia, situato vicino agli scavi del tempio di Seti I, impiega attori bambini, camuffati da adulti con indosso gallabiyah, turbanti e baffi posticci. La narrazione prende le mosse dalle parabole in versi dello scrittore egiziano Mohamed Mustagab, in arabo antico.

Tra le storie inscenate dai piccoli attori, quella di un villaggio i cui abitanti, tutti commercianti, divengono improvvisamente muti; oppure il racconto di un’incantatrice di sangue reale, che cattura e sposa ignari cavalieri. I film, realizzati a colori e poi convertiti in negativo, riflettono sui rituali di narrazione orale, mescolando mito, tradizione e realtà, con sottili allusioni al mondo contemporaneo. Rivoli, invece, ospita un progetto parallelo dell’artista, forse quello per cui è conosciuto ai più: le «Cabaret Crusades» (2010-15), una trilogia di film di marionette ispirata a un’opera dello scrittore Amin Maalouf, che racconta la storia delle crociate dal punto di vista arabo-islamico. Le marionette, prese in prestito dal Museo della Marionetta di Torino oppure prodotte con artigiani specializzati a Venezia e nel sud della Francia, inscenano un complesso quadro storico, nel quale prende vita una sofisticata narrazione drammatica. La retrospettiva, a cura di Carolyn Christov-Bakargiev e Marcella Beccaria, si estende nella Manica Lunga del Castello, ospitando una serie di lavori recenti e altri prodotti per l’esposizione. 

Infine, una selezione di disegni realizzati da Shawky durante la produzione delle due trilogie filmiche è visionabile alla Lisson Gallery di Milano, dal 9 novembre al 7 gennaio.

Federico Florian, 02 novembre 2016 | © Riproduzione riservata

Articoli precedenti

All’Eye Museum di Amsterdam la personale della raffinata artista e filmmaker greca

La sua prima retrospettiva istituzionale negli Stati Uniti, al MoCA di Los Angeles, è una profonda riflessione del rapporto tra verità, spettacolo e rappresentazione

Sono oltre 100 le femministe britanniche che tra il 1970 e il 1990 hanno interrogato il ruolo della donna in società con ironia, denuncia e parodia

Nella personale dell’enigmatica artista americana poesia, crudezza e ironia viaggiano all’unisono e la musica diventa scultura

Crociate senza croce | Federico Florian

Crociate senza croce | Federico Florian