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Cretti barocchi

Silvano Manganaro

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A pochi passi da capolavori borrominiani come il campanile di Sant’Andrea delle Fratte o la facciata del Palazzo di Propaganda Fide, nella galleria di Larry Gagosian, Adriana Varejão (1964) ha allestito sino al 10 dicembre la personale «Azulejão». «Nel Barocco il bello e il grottesco convivono sempre come opposti, ha dichiarato l’autrice; è un’estetica che ha a che fare con i contrasti».

Per la mostra romana l’artista brasiliana ha realizzato una serie di quadri-maiolica (simulazione degli azulejos, maioliche dipinte tipiche della tradizione portoghese), scegliendo però un formato (180x180 cm) mai affrontato finora. La Varejão parte da uno spesso strato di gesso su tela che lascia poi asciugare in modo da far comparire profonde crepe: un procedimento che, a noi italiani, non può non ricordare i cretti di Alberto Burri. Su questa base applica sfumature leggere di blu e bianco, raffigurando particolari ingranditi fino al punto in cui iniziano a dissolversi in gesti astratti. In mostra anche una scultura totemica che simula un frammento architettonico maiolicato ma che, da una sezione trasversale, lascia intravedere un interno fatto di viscere insanguinate.

Silvano Manganaro, 09 novembre 2016 | © Riproduzione riservata

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Cretti barocchi | Silvano Manganaro

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