Come i contemporanei vedevano Piero della Francesca

Un libro per capire lo sguardo di pellegrini, legnaioli e potestà verso gli affreschi del maestro

Un particolare degli affreschi di Piero della Francesca con «La Leggenda della Vera Croce»
Marco Bussagli |

Ho sempre pensato che partire da un altro punto di vista per considerare un tema o un problema culturale sia assolutamente salutare. Se poi chi promuove questa nuova prospettiva non appartiene alla disciplina di riferimento (qui la Storia dell’Arte), tanto meglio.

D’altra parte, senza fare pare paragoni impropri, Heinrich Schliemann era un commerciante, Carlo Emilio Gadda ingegnere e Paolo Conte avvocato. Marco Mendogni, estraneo al campo, ha scritto un volume dall'approccio inusuale, ponendosi al posto dei contemporanei di Piero della Francesca, per capire come essi potessero vedere gli affreschi del maestro.

La prima parte del libro è dedicata a ricostruire quali fossero allora le condizioni della Chiesa di San Francesco ad Arezzo, progettata da Johannem de Pistorio magistrum cementarium, discepolo di Frate Elia, fra i primi seguaci di San Francesco. Si scopre, così, che la grande navata era
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