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Una delle versioni del san Sebastiano di Mattia Preti esposte al Castello di Carlo V di Crotone

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Una delle versioni del san Sebastiano di Mattia Preti esposte al Castello di Carlo V di Crotone

Cinque mostre in Calabria e a Roma per Mattia Preti

Federico Castelli Gattinara

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Reggio Calabria e Roma. Gli ultimissimi fuochi delle celebrazioni del IV Centenario della nascita di Mattia Preti (l'anniversario cadeva nel 2013) sono le quattro mostre con cui la Calabria festeggia il suo artista barocco più noto e più bravo, che non a caso veniva chiamato il Cavalier Calabrese. E lo festeggia intrecciandolo alla figura di Gregorio Carafa della Spina, principe di Roccella, nato esattamente quattro secoli fa e dal 1680 assurto alla massima dignità dell’Ordine Gerosolimitano, di cui lo stesso pittore faceva parte.
Al Museo Archeologico di Reggio Calabria fino al 29 novembre «Il Cavalier Mattia Preti e il Gran Maestro Gregorio Carafa», a cura di Maria Teresa Sorrenti e Sante Guido, ruota attorno alla grande pala di Preti con «San Gregorio Taumaturgo, la Vergine con il Bambino, sant’Anna e il ritratto del Gran Maestro Gregorio Carafa», commissionata da quest’ultimo e collocata nel 1681 nella chiesa conventuale di San Francesco d’Assisi a Valletta, accompagnata da altre opere, soprattutto manufatti in argento e legno dipinto e dorato di committenza Carafa provenienti da tutta la Calabria e da Malta.

Al Museo Diocesano di Oppido Mamertina (Rc) fino al 10 dicembre è esposto per la prima volta in Italia uno dei suoi rarissimi dipinti firmati, «La Santissima Trinità», prestato in via del tutto eccezionale da Malta, per la cura di Paolo Martino, Stefania Russo e di Sante Guido e Giuseppe Mantella che lo hanno restaurato. È un capolavoro della maturità dell'artista, datato 1671 e siglato sul retro con l’acronimo FMP (Fra’ Mattia Preti).

Chiude il 10 novembre al Castello di Carlo V di Crotone, per spostarsi dal 13 novembre al 10 dicembre a Palazzo Foti di Reggio Calabria, «Mattia Preti dipinge san Sebastiano», a cura di Nella Mari e Giuseppe Mantella. La mostra ripercorre la vicenda artistica del pittore attraverso quattro dipinti raffiguranti san Sebastiano realizzati in un arco di circa trent’anni, dalla fine degli anni Cinquanta al 1687. Le opere arrivano dalla Galleria Nazionale di Cosenza, dalla chiesa di San Domenico e dal Museo Civico di Taverna (Cz), dalla chiesa dell’Immacolata Concezione di Maria, detta di Sarria di Floriana a Malta. 

Infine un «dialogo contemporaneo» a Palazzo Arnone di Cosenza dove, dal 13 novembre al 13 dicembre, «Giovanni Gasparro versus Mattia Preti» propone un confronto tra il ciclo pittorico realizzato dal pittore barese Giovanni Gasparro, classe 1983, e il corpus di tele del Preti custodito nella Galleria Nazionale.

Anche Roma ricorda l’artista alla Galleria Nazionale d'arte antica in Palazzo Corsini, con la mostra «Mattia Preti. Un giovane nella Roma dopo Caravaggio», aperta fino al 18 gennaio a cura di Giorgio Leone, direttore della Galleria. È un focus sulla sua formazione nella città papale, con 22 opere provenienti da tutta Europa e alcuni inediti: dal «Soldato» del Museo Civico di Rende, al «Sinite Parvulos» e il «Tributo della moneta» di Brera a confronto col «Tributo» della Corsini, la «Negazione di Pietro» di Carcassonne, la «Fuga da Troia» di Palazzo Barberini, il «Miracolo di san Pantaleo» sua probabile prima committenza pubblica romana e così via.

Mattia Preti, «Soldato», Rende, Museo Civico, olio su tela, cm 130 x 100

«La Santissima Trinità» di Mattia Preti esposta nel Museo Diocesano di Oppido Mamertina

Un particolare di «La Santissima Trinità» di Mattia Preti esposta nel Museo Diocesano di Oppido Mamertina

Una delle versioni del san Sebastiano di Mattia Preti esposte al Castello di Carlo V di Crotone

Federico Castelli Gattinara, 07 novembre 2015 | © Riproduzione riservata

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