Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine
Anna Orlando
Leggi i suoi articoliNella recente monografia su Luciano Borzone curata da Anna Manzitti sono state scartate quasi in blocco una serie di bellissime prove della ritrattistica genovese di primo Seicento che studiosi diversi assegnavano al Borzone.
I ritratti sono ora posti in un limbo attributivo che, più che una questione critica, apre una vera voragine nel panorama degli studi. È discutibile che, oltre il diniego attributivo, non venga proposto alcun nome alternativo. Viste le lodi esagerate dei contemporanei al Borzone ritrattista (da Soprani in poi), è mai possibile che restino di lui solo prove modeste, e che le più belle non gli appartengano? Chi era allora quel pittore così dotato da eseguire quei capolavori, visto che non è nessuno dei protagonisti noti (Assereto, Fiasella, Roos, Malò, Vassallo, Carbone)?
È comprensibile che i cataloghi ragionati, e questo della Manzitti lo è eccome, condotto con diligenza e scrupolo da vera studiosa, abbiano gestazioni annose. E anche in questo caso è andata così. Sarebbe stato meglio però, oltre a giungere alla lodevole messa in sequenza cronologica di un centinaio di opere documentate o inedite di Borzone, chiarire anche quel capitolo che è così fondamentale per apprezzare le qualità artistiche del pittore, che peraltro le fonti tramandano.
A pochi mesi dall’uscita della monografia, la mostra curata dalla Manzitti per Palazzo Nicolosio Lomellino (18 dicembre 2015 - 28 febbraio 2016, catalogo Sagep), che espone una decina di tele alle quali sono alla fine mancati due prestiti fondamentali di capolavori quali «Il banchetto di Rosmunda» e «I bari», entrambe in collezione Zerbone, evidenzia del pittore anche tutta la fragilità.
Non solo quella fascinosa leggerezza di stesura, che porta a una pittura quasi evanescente (e dunque spesso mal conservata), ma l’accezione troppo malinconica e patetica al caravaggismo che tanto piaceva a Roberto Longhi; una componente della sua lingua che invece nelle sue opere migliori ne tempra la pittura con effigi, tra cui i ritratti, ma anche il meraviglioso «San Girolamo» firmato della galleria Caylus di Madrid, di grande impatto qualitativo oltre che emotivo.
Luciano Borzone
di Anna Manzitti
248 pp., 250 col. ill.
Sagep, Genova 2015
€ 95,00
Altri articoli dell'autore
Nel Museo statale di Tallinn sono riunite 45 opere «per raffronti molto puntuali, quasi didattici» che consentono una «messa a fuoco dell’arte del pittore genovese, in bilico tra Manierismo caravaggesco e Barocco naturalistico»
Un confronto fra gli allestimenti a Palazzo Te tra gli affreschi di Giulio Romano e in mezzo ai capolavori della Galleria Borghese
Riceviamo e pubblichiamo una lettera della storica dell’arte Anna Orlando, in merito alle polemiche suscitate dalla mostra su Artemisia in corso al Palazzo Ducale di Genova
Ha il patrocinio del Rubenianum di Anversa il restauro della grande tela del pittore fiammingo per la Chiesa del Gesù a Genova