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Walter Guadagnini
Leggi i suoi articoliIl Frankfurter Kunstverein dedica un’antologica a Trevor Paglen che ha coinvolto la gente nel suo progetto di fotografare i luoghi di sorveglianza della Germania
All’interno della Triennale di Fotografia Ray, il Frankfurter Kunstverein (oggi diretto da Franziska Nori, sino allo scorso anno alla guida della Strozzina di Firenze) presenta dal 20 giugno al 30 agosto un’importante antologica di Trevor Paglen, uno degli artisti più interessanti della scena contemporanea, tra fotografia, video e attivismo politico.
Statunitense, nato nel 1974, Paglen si dedica da sempre al tema della sorveglianza, dei meccanismi attraverso i quali i Governi, e in particolare quello della sua Nazione, controllano non solo gli obiettivi sensibili, ma l’intera popolazione attraverso satelliti, controlli dei dati di internet, insomma tutto ciò che talvolta veniamo a sapere anche dalla stampa a grande tiratura, come in occasione del caso Snowden.
L’aspetto affascinante di questo lavoro è però la capacità di Paglen di trasformare l’impegno sociale in immagini di grande impatto visivo, fotografie che paiono enormi composizioni astratte, cieli stellati, indecifrabili tracciati luminosi.
Così appaiono le opere delle serie esposte in questa mostra, «Limited Telephotography», «The Other Night Sky», «Drones»: è l’effetto di riprese sviluppate attraverso ottiche particolari, zoom esasperati, esposizioni lunghissime, anche con l’aiuto di avanzate tecnologie di ripresa, che lasciano lo spettatore interdetto e desideroso di capire che cosa vi sia all’origine di quelle forme.
Da qui, da questa questione estetica inizia un percorso che porta invece all’interno di un mondo segreto, di spie e di operazioni in codice, un mondo che Paglen studia da anni insieme a specialisti di questo campo nell’ambito sia dell’informazione sia della scienza.
In questa occasione l’artista ha dato il via a un nuovo progetto, il cui scopo è coinvolgere direttamente gli spettatori in questa attività che una volta si sarebbe detta di controinformazione: ha infatti lanciato un concorso fotografico aperto a tutti intitolato «Eagle-Eye Photo Contest: Landscapes of Surveillance», con l’obiettivo di individuare e fotografare tutti i luoghi di sorveglianza della Germania, esponendo poi in mostra le fotografie vincitrici.
In maniera analoga, Paglen ha realizzato insieme all’attivista e specialista nella sicurezza dei computer Jacob Appelbaum una scultura che ha una valenza estetica, «Autonomy Cube», ma che è anche, e forse soprattutto, una postazione internet, funzionante attraverso un programma che garantisce l’anonimato più totale agli utilizzatori, a dispetto degli spioni di Stato sparsi un po’ ovunque nel mondo reale e negli spazi virtuali.
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