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La copertina del volume

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La copertina del volume

Caravaggio il replicante

Federico Castelli Gattinara

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Vexata quaestio quella dei doppi, delle copie e delle repliche autografe di Caravaggio. Furono gli autorevoli inteventi di sir Denis Mahon e Keith Christiansen a dare l’avvio all’ipotesi che fosse il pittore stesso a replicare i suoi lavori, una prassi adottata «per vendere», come ricordano i biografi suoi contemporanei Mancini e Baglione, fin dal suo arrivo a Roma.
Gli esempi sono svariati e il problema rimane comunque spinoso. Oggi ad affrontarlo, con il suo Caravaggio tra originali e copie uscito per l’editore Etgraphiae, è Barbara Savina, studiosa che fin dai tempi della laurea e del dottorato si occupa del tema specifico.

La sua analisi rigorosa – stilistica, diagnostica e storico-documentale allo stesso tempo – si incardina sulle dinamiche del mercato dell’arte e del collezionismo nella Roma di primo Seicento. Il volume considera sia le repliche dei soggetti di maggior successo, i giovanili «Suonatore di liuto» e «Buona Ventura» ad esempio, eseguite e adeguate dallo stesso Caravaggio alle esigenze dei committenti, sia le copie ante e post mortem del maestro, alcune di tale qualità da creare non pochi problemi alla critica, con controversie in vari casi risolte dalle indagini scientifiche.

Il catalogo aggiorna il saggio di Alfred Moir Caravaggio and his copysts del 1976, con accostamenti anche di inediti, ma soprattutto ha il merito di mettere ordine, con precise delimitazioni (soggetti di maggior successo del periodo romano e copie di buona qualità della prima metà del Seicento), al ginepraio degli studi moderni che continuano a sfornare libri su Caravaggio.


Caravaggio tra originali e copie. Collezionismo e mercato dell'arte a Roma nel primo Seicento, di Barbara Savina, 250 pp., ill., Etgraphiae, Foligno (Pg) 2015, € 65,00

La copertina del volume

Federico Castelli Gattinara, 08 agosto 2015 | © Riproduzione riservata

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Caravaggio il replicante | Federico Castelli Gattinara

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