«Madonna col Bambino coi santi Petronio, Margherita e Girolamo» (1529) di Francesco Mazzola, il Parmigianino (particolare). © Pinacoteca Nazionale di Bologna, su concessione del Ministero della Cultura

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«Madonna col Bambino coi santi Petronio, Margherita e Girolamo» (1529) di Francesco Mazzola, il Parmigianino (particolare). © Pinacoteca Nazionale di Bologna, su concessione del Ministero della Cultura

Canova era stato monument man a Parigi

Lo scultore aveva recuperato dalle spoliazioni napoleoniche le opere che oggi sono un nucleo della Pinacoteca bolognese

«Ho il contento di annunciarle, scrive da Parigi Antonio Canova a Carlo Filippo Aldrovandi, presidente perpetuo della felsinea Accademia di Belle Arti, che si sono per me recuperati li migliori quadri che vennero tolti a Bologna ed esistenti in questo museo, mediante la protezione delle altre potenze alleate».

Lo scultore era stato spedito in Francia, all’inizio del 1815, con funzioni di ambasciatore della Santa Sede, per recuperare le opere sottratte a fine Settecento da Napoleone anche nella città emiliana. Nell’ottobre di quell’anno, dopo un’intensa azione diplomatica al Congresso di Parigi, preziosi dipinti bolognesi ripartirono dunque per l’Italia e qui giunsero, insieme a Canova, il 28 dicembre 1815.

Tra capolavori dei Carracci, Guercino, Domenichino, la «Santa Cecilia» di Raffaello, rientrarono anche la «Madonna di santa Margherita» del Parmigianino (andò a Roma e fu a Bologna nel 1818) e la «Pala Scarani» del Perugino.

Questi dipinti sono ora al centro della mostra «Antonio Canova e Bologna. Alle origini della Pinacoteca di Bologna», allestita nel Salone degli Incamminati del museo di via delle Belle Arti dal 4 dicembre al 20 febbraio (a cura di Alessio Costarelli, catalogo Electa), appuntamento che racconta le dinamiche, le azioni, i rapporti intessuti dal protagonista per riavere indietro le opere rubate.

Il percorso espositivo nel museo oggi diretto da Maria Luisa Pacelli si dipana tra quadri, sculture, documenti, manoscritti che sottolineano anche come influì presso le istituzioni cittadine la presenza di Canova: i materiali provengono da varie istituzioni museali e archivi tra cui le bolognesi Accademia di Belle Arti, Collezioni Comunali d’arte, Archiginnasio, Alma Mater e Fondazione Carisbo nonché dai Musei Civici di Bassano del Grappa e dalla Pinacoteca Civica di Cento.

Sono esposti anche lavori canoviani, come l’«Autoritratto» in gesso del 1812 e la «Maddalena penitente» dell’Accademia bolognese; la rassegna si conclude con la rievocazione della storica prima esposizione dei 18 capolavori rientrati che si tenne alla Chiesa dello Spirito Santo nel gennaio 1816.

«Madonna col Bambino coi santi Petronio, Margherita e Girolamo» (1529) di Francesco Mazzola, il Parmigianino (particolare). © Pinacoteca Nazionale di Bologna, su concessione del Ministero della Cultura

Stefano Luppi, 03 dicembre 2021 | © Riproduzione riservata

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Canova era stato monument man a Parigi | Stefano Luppi

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