L'edizione 2018 della Biennale di Palazzo Venezia a Roma è stata cancellata

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L'edizione 2018 della Biennale di Palazzo Venezia a Roma è stata cancellata

Cancellata la rassegna di Palazzo Venezia

L’annullamento a causa di problemi organizzativi, a cominciare dalla mancanza di una sede

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Redazione GDA

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La Biennale Internazionale dell’Antiquariato di Roma non si terrà a causa di problemi organizzativi, a cominciare dalla mancanza di una sede. In parte questi erano già emersi nella scorsa edizione (2016), che festeggiò i 20 anni della mostra mercato romana, nata dall’impegno di Cesare Lampronti, Fabrizio Apolloni e dell’allora soprintendente Claudio Strinati.

Nel 2016 l’Associazione Biennale Internazionale d’Antiquariato di Roma, presieduta da Lampronti, vicepresidente Marco Fabio Apolloni, ebbe difficoltà a trovare un accordo con il Polo Museale del Lazio, diretto da Edith Gabrielli, per cui alla fine risultò svantaggiata. A causa di ritardi organizzativi la rassegna poté contare su soli 33 espositori, fu privata per l’accesso dell’elegante scalone d’entrata su via del Plebiscito e accettò di servirsi dell’entrata poco agevole su piazza Venezia; inoltre non ottenne il permesso di organizzare tre mostre collaterali e le fu imposto un comitato per il vetting, presieduto da Francesco Federico Mancini, ordinario all’Università di Perugia. Nell’ultimo giorno della mostra si tenne l’assemblea Aai (Associazione degli Antiquari Italiani) sul futuro della Biennale romana, in relazione alle difficoltà incontrate con le istituzioni e alla chiusura di un lungo rapporto con la società Doge di Luigi Michielon, che si occupava della realizzazione dell’evento. Da quell’assemblea uscì un fronte, comprendente anche Lampronti, orientato ad affidare la successiva edizione alla società di servizi di cui si servono l’Aai e la Biennale fiorentina.

Diversa era ed è la posizione tenuta da Marco Fabio Apolloni: «L’organizzazione della nostra Biennale antiquaria dev’essere affidata agli antiquari romani: per questa ragione nel 2010 abbiamo fondato un’associazione. Con l’Amministrazione capitolina avevo trovato una sede prestigiosa in Palazzo Braschi, sede del Museo di Roma, servita da una doppia entrata, di cui una su Piazza Navona. Il sovrintendente Claudio Parisi Presicce ci avrebbe riservato il piano nobile; ma abbiamo atteso troppo, alla fine gli spazi non erano più disponibili. Avevo anche individuato una società di servizi da affiancare alla nostra Associazione nell’organizzazione della mostra».

Di altro avviso è Cesare Lampronti, ancora risentito per quello che successe due anni fa con il Polo Museale del Lazio e in quell’occasione «dall’atteggiamento da Don Abbondio dei colleghi».
Risponde Edith Gabrielli: «Come direttrice del Polo Museale del Lazio, la mia posizione è chiara da tempo. Chi gestisce musei deve essere attento alle istanze del mercato, che rimane un elemento importante del cosiddetto sistema dell’arte. Per questo nel 2016 ospitammo la X edizione della Biennale dell’Antiquariato a Palazzo Venezia, uno dei 46 istituti del Polo. Il Polo inoltre sostenne i costi di un vetting di alto profilo, in linea con la prassi internazionale e a tutela del pubblico, dell’istituzione ospite e degli antiquari stessi. Ebbi ragione: il vetting risultò uno degli elementi vincenti di quella edizione. Mi chiedete lumi sulla mia posizione verso la prossima edizione della stessa Biennale. Facile: sul mio tavolo non vedo richieste del genere. Quando e se mai tale richiesta giungerà mi porrò la domanda. In linea di principio sono comunque pronta a considerarla esattamente lungo i binari percorsi a suo tempo. Sempre a garanzia di tutti rimangono perciò fermi due punti. Il primo: la tutela dell’edificio storico ospite, ossia del contenitore. Il secondo: la presenza di un vetting di elevato profilo scientifico, probabilmente diverso, ma sempre selezionato e sostenuto economicamente dal Polo».

Lampronti aveva nel frattempo individuato in alternativa come sede il quattrocentesco Palazzo della Cancelleria, ma una vicenda personale lo ha distolto dall’iniziativa: «Nel dicembre 2017 sono stato accusato da Tommaso Gargari, marito di Ida Benucci, che con la sua galleria in via del Babuino a Roma fa parte dell’Aai, di avergli venduto in quell’anno due falsi busti di pontefici di epoca settecentesca, che avevo acquistato dal principe Ruspoli. Nel 2017 il vetting della Biennale di Firenze li aveva ritenuti di qualità insufficiente, per cui impose a Gargari (che li aveva esposti nello stand della moglie) di ritirarli dall’esposizione. Nel 2003, poco dopo il mio acquisto presso Ruspoli, i due busti erano stati notificati dalla Soprintendenza, da una commissione presieduta da Maria Grazia Bernardini, che ora mi ha aiutato a dimostrare che questi busti sono gli stessi notificati. Alla fine ho dimostrato la totale falsità dell’accusa e la legittimità del mio operato. Ora il Gargari va dicendo che non c’entra nulla con l’accusa, perché era stato il Polo Museale a indurlo a tale comportamento. Fatico a credere a Gargari per la stima che ho verso le istituzioni, ma se dovesse essere vero, e il Polo dovrebbe chiarire a proposito, non esiterei a portare in giudizio per calunnia, oltre a Gargari, lo stesso Polo. Nel frattempo ho ricevuto uno dei più alti riconoscimenti che un antiquario possa avere per la carriera (nel mio caso 57ennale), la proposta di un progetto a cui sto lavorando assiduamente».

In verità sulla mancata organizzazione della Biennale pesano altri problemi, tra cui l’esiguo numero di mercanti di alto livello rimasti a Roma e la concorrenza delle fiere internazionali. Intanto la Biennale romana non si potrà organizzare nel 2019: negli anni dispari si tiene la Biennale di Firenze.

L'edizione 2018 della Biennale di Palazzo Venezia a Roma è stata cancellata

Redazione GDA, 14 agosto 2018 | © Riproduzione riservata

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