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Camminare su un Tintoretto

Michela Moro

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Il più antico tappeto del mondo è arrivato dalla Siberia, dov’è rimasto congelato per più di 2.500 anni, ma soltanto nel XIII secolo i tappeti fanno la loro vera comparsa. Quando arrivarono in Europa erano oggetti preziosi, privilegio di pochi, contenitori di parole, gesti e significati intrinsechi. Ancora oggi i tappeti afgani contemporanei raccontano la guerra con armi e carri armati. Ispirazione per la storia dell’arte, alcuni tappeti sono intrecciati a dipinti importanti: questo il filo, è il caso di dirlo, che lega i tappeti della mostra «Suolo sacro» nella Galleria Moshe Tabibnia con dipinti presenti nelle collezioni della Pinacoteca di Brera e nel Museo Poldi Pezzoli. Uno degli aspetti interessanti della mostra è la prossimità della galleria a entrambi i musei, cosicché il visitatore può apprezzare le due versioni, reale e dipinta, del medesimo manufatto.

Sono esposti 25 pezzi unici di grande qualità, tra questi i «tappeti dei pittori»: «Tintoretto», «Holbein» o «Lotto», il cui nome deriva dagli artisti europei che li raffigurarono per primi, nonostante fossero stati tessuti principalmente in Anatolia in secoli lontani. I tappeti «Tintoretto» sono fra le tipologie più classiche della produzione di Ushak, Anatolia; sia per il colore, il rosso, sia per il disegno e la tecnica molto fine, sono i più ambiti e ricercati tra quelli tessuti in questa località. Tintoretto, così soprannominato per via della professione del padre che era tintore di tessuti, ritrae un tappeto che porta il suo nome ne «Il ritrovamento del corpo di san Marco» del 1562-66, oggi a Brera.

La presenza di un tappeto anatolico all’interno della «Pala di Santa Maria in Porto», dipinta dal ferrarese Ercole De Roberti per la chiesa di Santa Maria in Porto nei pressi di Ravenna e ora esposta a Brera, testimonia la fervida attività commerciale italiana nel XIV e XV secolo, annoverando l’importazione di sontuosi tappeti dall’Oriente. In mostra vi è il corrispondente tappeto detto «Holbein», proveniente dall’Anatolia occidentale, prima metà del XVI secolo.

Il tappeto «Transilvano, a doppia nicchia con bordura a stelle e cartigli», Anatolia occidentale fine XVI secolo, di qualità museale, appartenuto a un famoso archeologo, trova corrispondenze nel dipinto «Interno con tappeto, spada e brocca su un tavolo», eseguito nel 1666 dal fiammingo Cornelis De Man. Mondi da scoprire, prima che la collezione si disperda negli acquisti dei collezionisti; unica certezza l’Holbein, che troverà posto nel futuro Museo del Tappeto di Brescia

Michela Moro, 05 aprile 2016 | © Riproduzione riservata

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