Buttafuoco a un passo dalla presidenza della Biennale di Venezia
Gradito a Giorgia Meloni e a Gennaro Sangiuliano, il sessantenne giornalista e scrittore catanese dal 2024 sarà probabilmente il sostituto di Roberto Cicutto

Sembrano ormai fatti i giochi per la nuova presidenza della Biennale con il giornalista e scrittore Pietrangelo Buttafuoco in rampa di lancio per prendere dal prossimo anno il posto del presidente attuale Roberto Cicutto, che resterà comunque in carica sino a marzo del 2024. In molti pensavano e speravano in una sua riconferma, per gli ottimi risultati raggiunti in termini di visitatori delle manifestazioni e di finanze della fondazione (il bilancio 2022 si è chiuso con un attivo record di oltre 12 milioni di euro) e in un quadriennio complicato anche per l’emergenza Covid che lo ha contraddistinto. Ma lo spoils system in chiave centrodestra voluto dal ministro della Cultura Gennaio Sangiuliano per le maggiori istituzioni, comprese quelle culturali, non conosce eccezioni.
Buttafuoco si è visto spesso negli ultimi mesi negli uffici ministeriali della Cultura e il suo nome circolava già da mesi (come quello dello storico Giordano Bruno Guerri, direttore della Fondazione Il Vittoriale degli Italiani) come uno dei papabili per prendere il posto di Cicutto. E Buttafuoco e Guerri erano stati in corsa proprio per il Ministero della Cultura poi affidato a Sangiuliano. Ma ora il sessantenne intellettuale catanese sembra appunto avere la meglio per la guida della Biennale, pur se digiuno di precedenti esperienze manageriali. Sulla sua nomina ci sarebbe già il via libera del presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che lo stima da tempo, e il consenso dello stesso Sangiuliano.
Buttafuoco è stato redattore de «Il Secolo d’Italia», il quotidiano dell’allora Movimento Sociale-Destra Nazionale, collaborando poi tra l’altro con «Il Giornale», «il Foglio», «Panorama», «la Repubblica». È stato anche per breve tempo direttore del Teatro Stabile di Catania oltre che autore di numerosi romanzi e saggi (Salvini e/o Mussolini, tra i più recenti).
Per lui si «spenderebbe» anche una voce autorevole dell’opposizione come il magistrato ed ex presidente della Camera Luciano Violante. I due sono amici da tempo. Violante è presidente della Fondazione Leonardo Civiltà delle Meccaniche a cui anche Buttafuoco collabora. Insieme hanno scritto un libro (Pedagogia e politica - Costruire Comunità Pensanti) e il magistrato teoricamente vicino al Pd è molto ascoltato anche nel mondo della destra, tanto che la stessa Giorgia Meloni lo ha voluto di recente alla presidenza del Comitato per gli anniversari nazionali, la valorizzazione dei luoghi della memoria e gli eventi sportivi di interesse nazionale e internazionale.
Per questo la scelta di Buttafuoco potrebbe sopire anche una parte delle inevitabili polemiche dell’opposizione relative all’inusuale sostituzione, dopo un solo quadriennio, di chi come Cicutto ha accresciuto la salute economica e il prestigio internazionale della Biennale. Ma qui la scelta è innanzitutto politica: Cicutto «paga» il fatto di essere stato nominato da un ministro del Pd come Dario Franceschini. E anche se Buttafuoco è certamente un intellettuale di valore, si annuncia come un presidente «scomodo» e anticonformista. Da qualche anno ad esempio si è convertito alla religione musulmana e nel 2017 «sparò» ironicamente sulla Biennale Arte «Viva Arte Viva» curata da Christine Maciel, invitando a «procurare ai cosiddetti artisti un qualunque lavoro».