«Cavalieri», 1912, di Aroldo Bonzagni

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«Cavalieri», 1912, di Aroldo Bonzagni

Bonzagni Futurfumettista

Alla Raccolta Lercaro un focus contornato da opere dei protagonisti dell'epoca

Posticipato per pandemia, è aperto fino al 4 luglio alla Raccolta Lercaro il focus espositivo «Aroldo Bonzagni e il suo tempo. Ironia, satira e dolore nelle opere di un “primo Futurista”», a cura di Francesca Passerini, Ilenia Carozza e Guicciardo Sassoli de’ Bianchi Strozzi è un approfondimento (avviato dal restauro della grande tela «Cavalieri», 1912) sul centese Aroldo Bonzagni (1887-1918), futurista della prima ora e penalizzato, nella fortuna critica, dalla scomparsa a soli 31 anni.

Il clima di fondamentali sperimentazioni artistiche di inizio Novecento è reso dalle opere di Bonzagni alla Raccolta Lercaro (la tempera con i «Cavalieri», il «Ritratto dell’amico Boccioni» a pastello su carta e l’acquarello «Il pulpito», donazioni di Elva Bonzagni Poggi, sorella dell’artista e prima direttrice della Raccolta Lercaro) e le acquisizioni recenti: il satirico corpus grafico sulla «Campagna di Libia» del 1911-12 e sulla Prima guerra mondiale e una vivace china su carta con rapide, sicure figure caricaturali, a metà fra bozzetto e fumetto ante litteram.

Intorno, opere dei protagonisti dell’epoca: Umberto Boccioni, Anselmo Bucci, Arturo Ciacelli, Leonardo Dudreville, Achille Funi, Romolo Romani, Luigi Russolo, e riviste, manifesti e cataloghi. Bonzagni, noto per la sua adesione al primo Manifesto dei Pittori Futuristi nel febbraio 1910, dopo quella data sviluppò un percorso personale di studio della realtà filtrata dalla sua impietosa ironia in cui pittura e grafica (di matrice politica e pubblicitaria) mostrano una cifra stilistica autonoma, di segno vibrante e impostazione «cognoscente» degli esiti secessionisti.

«Cavalieri», 1912, di Aroldo Bonzagni

Giovanni Pellinghelli del Monticello, 01 maggio 2021 | © Riproduzione riservata

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Bonzagni Futurfumettista | Giovanni Pellinghelli del Monticello

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