«Sacra Famiglia» (1750-60) di Angelo Gabriello Piò (Bologna, Chiesa dei Santi Vitale e Agricola)

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«Sacra Famiglia» (1750-60) di Angelo Gabriello Piò (Bologna, Chiesa dei Santi Vitale e Agricola)

Bologna capitale della ceroplastica

Al Museo Davia Bargellini esemplari settecenteschi di una tecnica artistica di impressionante efficacia per ritratti e statuaria sacra

Raccolta di rare preziosità del Settecento italiano, il Museo Davia Bargellini di Bologna è sede ideale per la mostra «Verità e illusione: figure in cera del Settecento bolognese», curata da Massimo Medica (direttore dei Musei Civici d’Arte Antica), Mark Gregory D’Apuzzo (conservatore del Museo Davia Bargellini), Ilaria Bianchi e Irene Graziani. Questa mostra a Bologna, allestita dal 19 novembre al 12 marzo 2023, è la prima dedicata alla ceroplastica: un omaggio doveroso poiché di questa specifica arte la città fu infatti luogo privilegiato (come già rilevato da Julius von Schlosser nella sua pionieristica Storia del ritratto in cera del 1911) e, grazie alla collaborazione con i Musei di Palazzo Poggi dell’Alma Mater Studiorum, accanto alle figure in cera appartenenti a collezioni private anche di locali famiglie patrizie, e perciò finora inaccessibili, brillano le opere delle Stanze di Anatomia dei Musei Universitari.

Dedicata ad Andrea Emiliani (autore nel 1960 del saggio che aprì la via agli studi sulla ceroplastica bolognese), l’esposizione porta a conoscenza quanto ancora sopravvive di quella produzione locale che fu ricca e celebrata, con impegnati scultori di fama legati all’Accademia Clementina e all’Istituto delle Scienze. Le prerogative della ceroplastica (imitare consistenza e colorito del volto umano anche nelle membrane più sottili e invisibili) ne fecero in primis uno strumento di didattica scientifica: a Ercole Lelli, «Direttore di Figura» all’Accademia Clementina, venne affidata nel 1742 la realizzazione delle otto statue dei «nudi» per la prima Stanza di Anatomia dell’Istituto delle Scienze.

Sull’onda di questo ardito uso scientifico, la società aristocratica e illuminata della Bologna di papa Benedetto XIV Lambertini, sofisticata non solo di effimeri «magnifici apparati», diede alla ceroplastica una rilevanza più elegante e più ampia, ponendola quasi in concorrenza con pittura e scultura in terracotta, a soddisfare le richieste di una committenza ammaliata dalla mimesi ritrattistica della modellazione in cera, perfino più realista del vero.

Questa strabiliante capacità di riproduzione, di assoluta efficacia a fini didattici, si sarebbe rivelata trascinante nel ritratto «fra il documentario e l’agiografico»: lanciata dalla cera raffigurante la piissima dama Anna Maria Calegari Zucchini, opera del 1742 di Angelo Gabriello Piò e Filippo Scandellari, fra mesmerismo e newtonianismo «spiegati alle Dame» e altre accese salottiere curiosità illuministe, si affermò la moda di possedere quei «simulacri di cera prolunganti l’effetto emotivo di un contatto diretto, materiale, verisimilissimo, con l’oggetto di venerazione» (Stefano Tumidei, 1991).

In questa versione mondana l’immagine in cera, perlopiù ripresa dal calco di maschere mortuarie e ricostruita in terza dimensione, si fa ancor più incredibilmente «credibile» grazie alla policromia, agli abiti di vera stoffa e ai veri capelli, all’animazione espressiva del volto. Sfilano così ritratti di aristocratici come i conti Zambeccari, di artisti e scienziati («Ritratto dell’architetto Carlo Francesco Dotti») e perfino di «villani» (purtroppo perduti il Fattore e la Fattoressa di Casa Ghisilieri).

A intercalare la produzione à la mode, fioriscono anche i soggetti religiosi (Sacra Famiglia, Ecce Homo, Maria addolorata, santi) e, in coniugazione di religiosa mondanità, i busti a grandezza naturale di personaggi di pietistica vita esemplare. Senza scelte di classe, tutti «contraffatti» dalle mani abili e acute di plasticatori come Angelo Gabriello Piò, Filippo Scandellari, Luigi Dardani, Nicola Toselli, conservati in teche di cristallo, i ritratti appaiono di presenza reale tanto più illusoria quanto più veristica sul fronte della raffigurazione.

Con questa antitesi, tutta settecentesca e illuminista, fra verità e illusione, la mostra seduce con la dissonanza fra iperrealtà conturbante e inganno dei sensi, prodigio esclusivo del virtuosismo mimetico della ceroplastica.

«Sacra Famiglia» (1750-60) di Angelo Gabriello Piò (Bologna, Chiesa dei Santi Vitale e Agricola)

«Ritratto di Anna Maria Calegari Zucchini» (1742) di Filippo Scandellari (Bologna, collezione privata)

Giovanni Pellinghelli del Monticello, 17 novembre 2022 | © Riproduzione riservata

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Bologna capitale della ceroplastica | Giovanni Pellinghelli del Monticello

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