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Blackness, storia e perfomance

Si aprono tre mostre concomitanti che analizzano il lavoro dell’artista americano Rodney McMilian (1969), attivo a Los Angeles

I quadri, le sculture e le performance dell’artista trattano soggetti diversi, dalla violenza domestica («Rodney McMillian: Views of Main Street» allo Studio Museum di Harlem, fino al 26 giugno) al ruolo della pittura di paesaggio nell’astrazione («Rodney McMillian: Landscape Paintings» al MoMA PS1 fino al 29 agosto), sino alla storia e al concetto della «blackness» («Rodney McMillian: the Black Show» all’Institute of Contemporary Art di Filadelfia). Abbiamo intervistato l’artista che spiega il suo interesse per la storia e come oggi essa faccia parte del suo lavoro. 

In una sua performance del 2006 lei ha letto il discorso del presidente Lyndon Johnson «Great Society» del 1964. Perché le interessava quel documento?

Prima di tutto ero interessato al testo. Concordavo con molte delle sue affermazioni. Puntava l’attenzione sul nostro sistema scolastico e sull’ingiustizia economica e razziale. Molti dei punti di questo discorso del 1964 sono attuali ancora oggi. Penso inoltre che sia ben scritto, molto lirico. La performance si svolse per la prima volta durante gli anni di George W. Bush. Non trovavo particolarmente stimolante la sua retorica politica, quanto meno non lirica, non era una poetica con cui riuscivo a relazionarmi.

Molti artisti d’oggi guardano alla politica. Ma per quanto la riguarda, che cosa la attira verso la storia?

I testi storici sono ingannevoli. Suggeriscono il tempo verbale passato, come se i fatti fossero ormai superati e noi fossimo andati oltre. Io suggerisco invece che le politiche, le azioni e le idee siano attuali ancora oggi. Quello a cui stiamo assistendo nell’ultima campagna elettorale è radicato in decenni se non in centinaia di anni di storia. Dobbiamo mettere ordine in questi testi politici perché sono ancora validi.

Come si esprime tutto questo nelle opere attualmente in mostra nelle sue tre personali a New York e Filadelfia?

Gran parte delle opere riguardano il modo in cui percepiamo e capiamo i testi politici. La mostra all’Ica prende in considerazione la «blackness» come colore, forma, costrutto, qualcosa che viene proiettato. Allo Studio Museum, l’opera è dedicata alle politiche dei nostri Paesi e a come queste si formano. Quella al PS1 esamina la pittura paesaggistica attraverso la storia del Modernismo americano e la Hudson River School. Se c’è un fil rouge che accomuna queste tre mostre, è quanto della storia si può vedere nell’azione.

Pac Pobric, 25 maggio 2016 | © Riproduzione riservata

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