Bianca Attolico: coraggio, malinconia e timidezza

Al Casino dei Principi di Villa Torlonia le opere più rappresentative della collezionista romana

Giacomo Balla, «Trasformazione forme spiriti», 1918. © Collezione Bianca Attolico
Guglielmo Gigliotti |  | ROMA

Dal 20 ottobre al 17 gennaio il Casino dei Principi di Villa Torlonia presenta «La Signora dell’arte. Opere dalla collezione di Bianca Attolico da Mafai a Vezzoli». La mostra curata da Ludovico Pratesi raccoglie le opere più rappresentative della collezionista romana (1931-2020). Era figlia di Tommaso Lucherini, collezionista di punta nella Roma anni ’40-50.

Dagli anni ’60 iniziò a collezionare frequentando l’avanguardia e i suoi protagonisti, da Kounellis a Kossuth. Le 58 opere in mostra percorrono un secolo di storia dell’arte. Balla, de Chirico, Morandi, Sironi, la Scuola romana di Ferrazzi, Mafai, Pirandello, Ziveri, poi gli anni ’50 con Burri e Fontana, le neoavanguardie, di Castellani, Manzoni, Lo Savio, Mauri, Manzoni, Pascali e Schifano. Negli anni ’70 guardò a Calzolari, De Dominicis, Alviani, Ontani, Sol LeWitt.

Negli ’80 si legò ad artisti della Scuola di San Lorenzo, come Nunzio, Ceccobelli, Dessì. Negli anni ’90 guardò a Kentridge, Beecroft, Galindo, Jaar, Monk, Muniz, Tillmans, Vedovamazzei e Vezzoli. Era attratta, diceva, dalle opere in cui trovava gli aspetti del suo carattere: «Coraggio, melanconia, timidezza».

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