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Tina Lepri
Leggi i suoi articoliBasta sussurrare «Come with me. No fila. Skip the line» e il redditizio gioco è fatto. Il bagarino trova così le sue prede tra chi ingrossa le file, privo di biglietto o prenotazione, sotto il sole davanti a Colosseo, Fori e Musei Vaticani a Roma, ma anche a Uffizi e Accademia di Firenze.
Chiede fino a cinque volte il prezzo del biglietto: è convincente e preparato, esibisce tesserini con foto e timbri di fantasia. Il fenomeno è soprattutto italiano, dura da anni e scandalizza l’Europa e non solo, ma non è stato arginato: poche le multe sollecitate dalle guide autorizzate, manca una legge ad hoc, i controlli, quando ci sono, sono costosi e poco efficaci. Gestori dei servizi biglietteria e Soprintendenze pagano a peso d’oro una security privata.
Nel 2016 la Soprintendenza speciale romana ha stanziato 2,4 milioni di euro per metal detector e controllo dell’attività illegale degli abusivi. I risultati sono molto limitati.
All’inizio di luglio a Firenze la direttrice della Galleria dell’Accademia Cecilie Hollberg ha fatto stampare 100mila ventagli di carta colorata multilingue con i prezzi reali d’ingresso: 8 euro (prenotazione 4) contro le richieste dei siti «skip the line» che offrono lo stesso biglietto a 45 euro per gli adulti, 35 per gli studenti e 25 per i minorenni fino ai 18 anni per i quali l’entrata è gratuita. Per un giorno i bagarini sono stati sconfitti.
A Milano nella primavera scorsa l’agenzia concessionaria ufficiale della biglietteria del Cenacolo è stata cannibalizzata da decine di altre agenzie che si sono accaparrate tutti i biglietti facendone lievitare il costo e rendendo impossibile la visita al turista comune senza subire il ricatto.
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