Image

Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine

Image
Image

Autunno bolognese

Giovanni Pellinghelli del Monticello

Leggi i suoi articoli

Un percorso nella pittura antica emiliana alla mostra stagionale di Fondantico

Dal 7 novembre al 23 dicembre la Galleria Fondantico di Tiziana Sassoli presenta nella sede di Casa Pepoli Bentivoglio il 23mo Incontro con la pittura, «Antichi maestri italiani: dipinti e disegni italiani dal XVI al XIX secolo», questa volta con oltre 40 opere di maestri italiani e soprattutto emiliani dal Cinque all’Ottocento. Fra i dipinti più antichi spiccano il «San Girolamo» del 1515 ca di Filippo da Verona, artista «girovago» rilanciato dagli studi recenti, la «Madonna con il Bambino» di Benvenuto Tisi il Garofalo, esponente della scuola ferrarese del Cinquecento estense e l’inedito «Compianto sul Cristo morto», tavola della prima maturità di Giorgio Vasari. Più tarde (fine del XVI secolo) le opere del bolognese Francesco Cavazzoni, del fiammingo Denis Calvaert (un delizioso rame raffigurante «Giove e Semele»), dell’estroso Pietro Faccini («Sacra Famiglia e Santi», 1590 ca), mentre Annibale Carracci presenta la «Madonna incinta e due sante».

Tra gli autori del Seicento, accanto a Giovanni Maria Tamburini e Andrea Donducci il Mastelletta, notevoli sono i due dipinti di Giovanni Antonio Burrini, artista tra fine Seicento e primo quarto del Settecento tanto parco per opere quanto personale per stile: il rame raffigurante «Cristo fra i dottori» (1680), eseguito in età giovanile e già nella collezione del principe elettore Carlo Teodoro di Baviera, e la tela «Lot e le figlie» (1686), dalla quadreria del conte Francesco Ranuzzi. Ci si addentra nel XVIII secolo col «Cristo coronato di spine» di Ercole Graziani, con «La morte di Lucrezia» e «Salomone che incensa gli idoli» di Nicola Bertuzzi l’Anconitano e «Volumnia implora Coriolano» di Giuseppe Varotti.

L’excursus nel genere della natura morta annovera due composizioni floreali della sofisticata pittrice vicentina Margherita Caffi e sei dipinti di sporte, fiaschi, funghi e pesci del Pittore di Rodolfo Lodi detto lo Sportarolo. Antonio Basoli, protagonista dell’arte bolognese tra fine Settecento e primo Ottocento, compare con gli scorci esterni delle chiese bolognesi Santa Maria dei Servi e San Giacomo Maggiore, del 1830. Fra i disegni brillano il San Giuseppe a matita rossa di Giuseppe Maria Crespi e 4 studi su carta di Felice Giani. A chiudere la mostra il «Ritratto di nobildonna» del lombardo Giuseppe Molteni. Catalogo curato da Daniele Benati. 

Giovanni Pellinghelli del Monticello, 03 novembre 2015 | © Riproduzione riservata

Altri articoli dell'autore

Silvia Camerini-Maj ci guida tra vie, cortili e giardini bolognesi con un racconto accurato e non privo di humour delle storie che si celano dietro le sculture cittadine: dal «Nettuno» di Giambologna al Lucio Dalla pop di Piazza Grande

Il 25 marzo a Parigi il raro «Studio di Amorino alato» di Annibale Carracci, esposto al Louvre, sarà battuto dalla maison, con stima 30–50mila euro, dopo una storia collezionistica di quattro secoli

Nel Museo Diocesano di Padova sono esposte le due uniche parti note del manoscritto miniato da artisti atti alla corte dei da Carrara

Una scultura rara ha illuminato il percorso dell’artista che sfidò il laconismo giacobino per inventare un nuovo linguaggio allegorico

 

Autunno bolognese | Giovanni Pellinghelli del Monticello

Autunno bolognese | Giovanni Pellinghelli del Monticello