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Federico Castelli Gattinara
Leggi i suoi articoliAriccia (Rm). Nuovo appuntamento a Palazzo Chigi per la serie «Dipinti inediti del Barocco romano». Martedì 14 aprile, alle ore 18, l’esperto di pittura emiliana seicentesca Massimo Pulini presenta un Autoritratto ritrovato di Giuseppe Caletti, detto il «Cremonesi», pittore scapestrato, stravagante quanto geniale, superbo imitatore (falsario?) di Giorgione, Tiziano e Dosso Dossi, originalissimo incisore. Si tratta, per dirla con le parole di Pulini, di una specie di autoritratto del fallimento, un autodafé a mezzo busto, infagottato in una palandrana bruna, profilo camuso sotto un basco rosso, lo sguardo pesto, la bocca chiusa e rabbuiata da un accenno di baffi. Lo spazio serrato e oscuro è quello di una bottega d'arte: nel fondo, sulla sinistra, un cavalletto vuoto, dall’altro lato un giovane di spalle intento a dipingere una tela con un paesaggio. Sul panno rosso del tavolo in primo piano si affollano oggetti utili al disegno e alla scrittura. Dopo il restauro, il foglio arrotolato in bella vista ha rivelato una sorta di firma cifrata, che ne ha confermato l’attribuzione. «La vera singolarità della scena, spiega Pulini, si concentra tutta in un gesto. Il maestro sembra intingere il pennello nel fuoco, anziché nella tavolozza».
Il dipinto, oggi in collezione privata inglese, sarà illustrata da uno dei Quaderni del Barocco.

Un particolare del dipinto
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