Christiane Löhr (Wiesbaden, 1965) espone a Napoli con due personali che introducono con efficacia all’interno della sua poetica. Fino al 4 dicembre allo Studio Trisorio e fino al 10 gennaio al Museo e Real Bosco di Capodimonte l’artista tedesca presenta strutture immaginarie, leggere e solide al tempo stesso, architetture organiche, sculture botaniche, installazioni raffinate, nate dal contatto intimo e diretto con la natura. Steli e semi di piante di cardo, edera, bardane e crini di cavallo creano nuove forme che tendono a occupare lo spazio, a creare e a sperimentare nuovi ambienti in cui il mondo naturale si mostra sotto altre sembianze.
La Löhr procede a una delicata astrazione, facendo emergere e disvelando l’essenza e la struttura della natura: «Ho costruito una teoria molto personale. Si tratta dell’osservazione sulle forze che si esprimono nella natura, così come nell’architettura», dichiara. Al Museo di Capodimonte il suo lavoro si confronta significativamente con «Ipomee e “boules de neige”», la natura morta di Andrea Belvedere (Napoli ca 1652 - 1732), nella sala 82 del museo. La mostra rientra nel progetto «Incontri sensibili» curato da Sylvain Bellenger e Laura Trisorio, in collaborazione con la galleria Tucci Russo.
Dell’artista, formatasi alla Kunstakademie di Düsseldorf con Jannis Kounellis, insignita nel 2016 del Premio Pino Pascali e protagonista di un'importante personale alla Kynsthaus di Basile, la berlinese Hatje Cantz ha di recente pubblicato un volume monografico (2020).
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