Arte contemporanea nel Monferrato

Una «quasi» fondazione e un’antica chiesa fanno da scenario a un percorso espositivo diffuso ispirato dalla natura e dalla storia

Uno degli affreschi digitali realizzati da Carlo Gloria per la mostra «9 kilometri di arte contemporanea». Cortesia dell’artista
Monica Trigona |  | Rinco di Montiglio (At) e Villadeati (Al)

Carlo Gloria, Cristina Mandelli, Enrica Salvadori e Ferdi Giardini sono i quattro protagonisti delle due mostre che compongono l’itinerario espositivo «9 kilometri di arte contemporanea» che apre da sabato 26 agosto (sino al 17 settembre) a Villadeati (Al), nella chiesa sconsacrata di San Remigio, e a Rinco di Montiglio (At), luogo dove Carlo Gloria ha fondato un nuovo spazio dedicato all’arte contemporanea. La «Quasi Fondazione», così si chiama questa realtà, è parte di un antico complesso del borgo del vicino Castello ed è connotata dall’avverbio «quasi» in quanto «non è ancora quella che vuole essere ma forse un giorno lo sarà».

Nonostante la prudenza con cui si presenta al pubblico, la Quasi Fondazione Carlo Gloria, che con questa iniziativa inaugura la sua attività, non aspira a diventare un avamposto della creatività isolato tra le verdeggianti colline del Monferrato quanto piuttosto un punto di partenza per nuovi itinerari di esplorazione, contaminazione artistica e di gemellaggio culturale. Così i nove chilometri evocati dal titolo della rassegna rappresentano «possibilità di stabilire connessioni tra luoghi diversi secondo principi e parametri non rilevabili dalle carte geografiche, poiché ispirati da particolari affinità elettive», per dirla con la curatrice Francesca Canfora.

Le opere di Gloria e Mandelli sono allestite proprio a Rinco e sono strettamente legate al mondo vegetale di cui, in modo diverso, conservano memoria. Mandelli è presente con due grandi tele, due sculture di ceramica e alcuni disegni. I suoi quadri, appartenenti a una serie recente e inedita, sono fitte composizioni dall’estetica vitalistica accentuata da una vegetazione opulenta e «carnosa». Le tonalità del verde e del blu evocano fondali marini abitati da forme vegetali e umane riconducibili a figure femminili. «I corpi e le curve generose delle muse di Cristina Mandelli, restituiti solo da spessi contorni e ombre appena tratteggiate, risultano in perfetta comunione e simbiosi con l’ambiente circostante», osserva Canfora.
Disegni di Cristina Mandelli esposti alla mostra «9 kilometri di arte contemporanea». Cortesia dell’artista
Mondo reale e surreale si confondono in delicati disegni dove volti e particolari anatomici spiccano da sfondi ovattati rivelando bocche voluttuose intente a fumare e dettagli di un universo femminile libero e leggero. I collage e gli interventi a parete sono invece di Gloria che dopo essersi documentato sulla flora del suo terreno, lasciato appositamente incolto, l’ha resa oggetto e contemporaneamente parte integrante del suo lavoro. La sua opera dal titolo sibillino «Vegetale su digitale» si articola in serie differenti divise per specie botaniche raffigurate. Piante o fiori reali sono sovrapposti alla loro rappresentazione fotografica stimolando una riflessione su mondi contrapposti e paralleli, quello naturale e quello artificiale. I grandi affreschi digitali, dal notevole impatto visivo, invece raccontano una natura selvaggia e affascinante, apparentemente ansiosa di appropriarsi di spazi umani.

Il percorso prosegue nell’ex Chiesa di San Remigio a Villadeati, in cui spiccano le sculture di Enrica Salvadori. La chiesa cinquecentesca, riplasmata in seguito in stile barocco, ospita da tempo mostre ed eventi. Il suo aspetto spartano, segnato dal tempo, e che beneficia di particolari «guizzi di luce», non poteva essere luogo più adatto alla poetica dell’autrice. La sua installazione site-specific si è ispirata alla storia di questo sito e in particolare alla vicenda dell’albero che mise radici sotto il pavimento della chiesa, distruggendolo, e che con la sua chioma abbatté anche il soffitto. Le opere, che ricordano antichi reperti, racchiuse da esili gabbie metalliche, interpretano a loro modo gli arredi sacri che un tempo addobbavano il luogo di culto che, seppur decadente e danneggiato, è riuscito a mantenere un’intrinseca spiritualità.
Una veduta delle installazioni di Enrica Salvadori e di Ferdi Giardini esposti alla mostra «9 kilometri di arte contemporanea». Cortesia degli artisti
Ferdi Giardini è l’autore della «ieratica» installazione «Dimmi ora portatore di luce, dimmi, ti ascolto», concepita appositamente per l’abside della chiesa. Due grandi ali bianche luminose, sospese in corrispondenza dell’altare, attirano inevitabilmente lo sguardo del visitatore stimolandone un sentimento di devozione quanto numerosi interrogativi. L’artista ha tratto ispirazione dalle maestose ali degli angeli caravaggeschi per poi interrogarsi sulla loro reale appartenenza e sul concetto del perdono. Le ali potrebbero appartenere a Gesù quanto ad un angelo caduto; in questa sede rappresentano un’ideale conciliazione. «In tale contesto l’opera di Ferdi Giardini diventa l’emblema di un dialogo aperto, di un confronto e non più uno scontro, di un perdono condiviso da entrambe le parti», chiosa la curatrice.

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