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Archeologia della filosofia

Valeria Fichera Lo Savio

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Dove sorgeva l’Accademia di Platone è nato un museo dedicato al grande filosofo

Mentre i musei di arte moderna e contemporanea e quello delle arti popolari sono inaccessibili da tempo, la capitale greca apre un nuovo museo in presenza del sindaco di Atene Giorgos Kaminis e di Anna Diamantopoulou, ex ministro dell’Educazione e presidente del Gruppo per le riforme in Grecia ed Europa.

Creato con i fondi europei del Piano Strategico nazionale, ha trovato attenti finanziatori nel Comune di Atene, nella Fondazione Onassis, nell’Università di Atene e nella Foundation of the Hellenic World (Fondazione del Mondo Ellenico). 

Il nuovo museo è un museo speciale perchè è dedicato alla vita e alle opere di uno dei grandi filosofi che hanno creato le basi del pensiero occidentale ma è anche un museo «in situ», nel parco che fu in epoca antica l’area della famosa Accademia di Platone e in armonia con lo spazio circostante grazie all’attenzione verso i materiali utilizzati per la costruzione. Oltre a ridare una centralità alle aree archeologiche smembrate che vi stanno intorno, il museo si inserisce nella frammentazione urbana della città moderna per ridare senso simbolico a un luogo celebrato dalle fonti come uno dei più belli dell’Attica.   

La topografia della città antica di Atene è difficilmente percepibile all’occhio non esperto e il Parco Archeologico di Atene nelle sue varie parti deve rimetterla in connessione. Nell’antichità, l’Accademia non era un edificio ma un’intera area fuori dalle porte nordoccidentali della città e si raggiungeva da una strada che partiva dalla porta del Dipylon nell’area del Ceramico e che sulle ali aveva le tombe che oggi si trovano nel Museo archeologico o nei depositi del Parco archeologico.

Secondo Plutarco, l’ateniese Cimone prese notevoli misure per sviluppare l’area dell’Accademia nel secondo quarto del V sec. a.C., deviando il corso del fiume verso l’area nordoccidentale della città e convertendo l’area arida dell’Accademia in un terreno ben fornito d’acqua e di camminate ombreggiate. Gli Spartani, durante la guerra del Peloponneso, nonostante invadessero spesso l’area, non toccarono mai l’area chiamata Accademia, che dopo il 387 a.C. diventò famosa per il suo illustre abitante Platone che qui fondò una delle prime organizzazioni scolastiche di alta educazione conosciute nel mondo occidentale, continuata dopo la sua morte nel 347 e fino all’85 quando Filone di Larissa, l’ultimo capo della scuola, lasciò Atene disgustato dalla distruzione operata da Silla e morì qualche anno dopo senza lasciare successori e decretando così il destino della scuola.

Il museo di Platone è l’ultima delle azioni di recupero simbolico del sito che nel 2013 ha ospitato alcune riunioni della 23esima Conferenza mondiale di Filosofia organizzata dalla Federazione internazionale delle Società Filosofiche e dalla Società filosofica greca a 2.400 anni dalla data di fondazione dell’Accademia di Platone.

Da alcuni anni negli stessi luoghi si tiene una «summer school» basata sulla ricerca, pratica e metodologica, delle connessioni tra filosofia, scienza e tecnologia sia dal punto di vista scientifico che da quello filosofico con tematiche che variano dai principi di base della filosofia platonica alla bioetica, etica, logica, filosofia del linguaggio e della comunicazione, filosofia della scienza, filosofia della matematica, filosofia della mente e intelligenza artificiale. La filosofia sembra infatti a oggi una delle poche discipline che riescano a fornire risposte ai problemi e alle domande dell’uomo del XXI secolo. Sulle domande dell’uomo si incentra una parte del museo attraverso alcuni video sulle nozioni di giusto e ingiusto, amore ed eros, sul mito della caverna, sulla nozione innata o no di Dio o su cosa abbia oggi ancora da insegnare la lettura o l’insegnamento di Platone all’uomo di oggi.

Entrando nel museo (a ingresso gratuito), una serie di mappe indicano l’organizzazione spaziale del museo e del museo nel contesto archeologico e urbano nonché il mondo del IV secolo a.C. attraverso i viaggi che Platone fece e che conosciamo attraverso le fonti o attraverso i suoi scritti. Ai suoi scritti, in maggioranza dialoghi, è dedicata una parte con schermi interattivi per approfondire le forme in cui essi sono giunti fino a noi, dai frammenti di papiro di Ossirinco alle pergamene di epoca bizantina e ai libri rinascimentali.

Il museo si chiude con una vetrata aperta sul Parco e invita a cercare quel che resta degli antichi luoghi, ovvero quanto scoperto dall’Accademia di Atene (1929-40) prima e dalla Società archeologica greca (1955-70) poi: parti di mura, un’iscrizione con il nome dell’area del distretto, un peristilio quadrato di IV sec. a.C., un largo ginnasio ellenistico-romano e centinaia di tavolette per scrivere.

Valeria Fichera Lo Savio, 04 gennaio 2016 | © Riproduzione riservata

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