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All’ombra della grande quercia

Valeria Fichera Lo Savio

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Il sito in questione è Dodona, che ospitava l’oracolo più antico di Grecia, in una stretta vallata dell’Epiro frequentata già all’inizio del II millennio a.C. da pastori che qui si riunivano sotto la grande quercia che, come dimostrano i manufatti esposti nella vetrina all’ingresso della mostra, era depositaria del culto per la Grande Madre prima che la capacità di predire il futuro fosse traslata a Zeus e il suo ricordo rimanesse nel culto affiancato di Dione.

Nella sala principale della mostra, alla quale si accede attraverso un fitto colonnato, troneggia una quercia simbolica sotto le cui foglie metalliche si dispiegano le dediche di sculture bronzee di cavalieri, opliti e Zeus Keraunios, le vetrine con i doni dei visitatori stranieri e le vetrine con gli oggetti relativi alla funzione oracolare. Sulla quercia si era posato, secondo Erodoto (II,55), uno dei due colombi partiti da Tebe in Egitto. Il tubare dei colombi era uno dei suoni da interpretare, insieme allo stormire delle fronde della quercia e al ruscellare dell’acqua di una sorgente prossima, da parte dei sacerdoti della tribù sacra dei Selloi.

Ai suoni della natura si aggiunse il suono della percussione dei calderoni bronzei dedicati e posti su tripodi tutt’intorno alla quercia fino a quando la quercia venne circondata da un muro di cinta e i calderoni sostituiti da una scultura bronzea di Kerkyra di un fanciullo con frusta bronzea i cui pendenti sfregavano col vento un calderone.

Agli oracoli veri e propri è dedicata una saletta a parte con straordinari documenti di viva umanità, le ansie di città e cittadini su laminette plumbee e in alcuni casi anche le risposte oracolari. Le stesse placchette votive sono esaminate in una sala video dove viene restituita l’incisione e la parola. L’esposizione mette inoltre in evidenza l’importanza politica dell’oracolo, centro amministrativo della Lega dei Molossi e poi della Coalizione Epiriotica, e in particolare i rapporti con Pirro, re dell’Epiro.

Dodona fu anche un importante centro per i giochi quadriennali: le Naia, le festività dedicate a Zeus Naios a inizio ottobre, sono incise sul meccanismo di Antikythera insieme ai Giochi Olimpici, Pitici, Istmici e Nemei. In uscita, un altare dedicato a Dione e un frammento di stele con menzione di Zeus Naios e Dione provenienti dal Museo dell’Acropoli testimoniano i rapporti tra Dodona e la città di Atene che all’oracolo si rivolse per la spedizione in Sicilia durante la guerra del Peloponneso, avendo perso influenza sull’oracolo di Delfi, e ancora successivamente in cerca di alleanze contro l’incombente egemonia macedone.

La mostra, organizzata in collaborazione con l’Eforato delle Antichità di Ioannina e con oggetti in prestito dal Museo di Ioannina e dal Museo Archeologico Nazionale di Atene, è accompagnata da un catalogo scientifico ed è visitabile anche separatamente dall’esposizione permanente con un costo di 3 euro.

Valeria Fichera Lo Savio, 15 dicembre 2016 | © Riproduzione riservata

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