Antonio Ratti tessitore di sogni

A Villa Olmo, in dialogo con i tessuti antichi e l’archivio tessile, sono allestite le opere appositamente realizzate da artisti che hanno collaborato in questi anni con la Fondazione

Scialli Paisley, installation view, «Il sogno di Antonio: un viaggio tra arte e tessuto». Foto Agostino Osio
Giusi Diana |  | Como

Dopo Palazzo Te a Mantova nel 2017 e le Terme di Diocleziano a Roma nel 2018, «Il sogno di Antonio, un viaggio tra arte e tessuto» è la terza mostra dedicata all’imprenditore comasco Antonio Ratti (1915-2002), questa volta nei suoi luoghi d’origine, tra ville, parchi e altri luoghi di Como. La sede principale è la neoclassica Villa Olmo che ospita alcuni reperti della collezione di tessuti antichi provenienti da tutto il mondo (più di 3.300 frammenti tessili), iniziata da Ratti negli anni Cinquanta come fonte d’ispirazione per i suoi tessuti e dal 1998 accessibile al pubblico.

Per la cura di Lorenzo Benedetti, Annie Ratti e Maddalena Terragni, fino al 31 gennaio materiali d’archivio e un documentario di Domenico Palma ripercorrono la vicenda imprenditoriale e culturale di Ratti, che nel 1985 creò la Fondazione che porta il suo nome. Il suo rapporto con gli artisti è testimoniato dal Corso Superiore di Arte Visiva, organizzato a partire dal 1988, con importanti nomi della scena internazionale.

A Villa Olmo, in dialogo con i tessuti antichi e l’archivio tessile, sono allestite le opere appositamente realizzate da artisti che hanno collaborato in questi anni con la Fondazione: John Armleder, Luigi Ontani, Giulio Paolini, Walid Raad, Yvonne Rainer, Julia Brown, Vincent Ceraudo, Zishi Han e Moira Ricci, mentre nel percorso naturalistico «Chilometro della conoscenza» che unisce i parchi di Villa Olmo, Villa del Grumello e Villa Sucota, tra serre e padiglioni con vista sul lago, s’incontrano, opere di Ilya ed Emilia Kabakov, Liliana Moro, Giulio Paolini, e Rä di Martino; infine, nel parco e dentro Villa Sucota, sede della Fondazione, sono allestiti lavori, tra gli altri, di Invernomuto, Daniel Jablonski, Oscar Santillán, Mario García Torres, Jimmie Durham, Giuseppe Gabellone e Joan Jonas. In città Alfredo Jaar proietta sulla facciata della Casa del Fascio e Hans Haacke interviene sul prospetto del Teatro Sociale.

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