Andy Jack Mick, alias John Malkovich
L'attore americano interpreta per l’obiettivo di Sandro Miller i personaggi diventati icone grazie ai loro fotografi

Al Magazzino delle Idee di Trieste fino al 16 maggio la mostra «Sandro Miller. Malkovich Malkovich Malkovich! Homage to Photographic Masters», a cura di Anne Morin e Simona Cossu. È il frutto di un binomio molto particolare, che affonda le sue radici nell’amicizia nata nel 1990 e dove l’arte del fotografo americano Sandro Miller (1958), tra i più noti in ambito pubblicitario, si sposa con la capacità mimica dell’attore John Malkovich (1953) in un gioco di omaggi e citazioni tra l’ironia e il divertissement immaginifico.
Ne sono nati sessantuno ritratti a colori e in bianco e nero, ispirati dai maestri della fotografia con l’idea di far rivivere le loro opere più famose, ormai parte del nostro immaginario, da Richard Avedon a Diane Arbus, da Robert Mapplethorpe a Irving Penn e Andy Warhol. Grazie a complesse sedute di trucco, travestimenti, messe in scena e mesi di ricerca, rigorosamente senza Photoshop, Malkovich si trasforma in Albert Einstein, quello che mostra la lingua ad Arthur Sasse (1951), o nel Che Guevara di Alberto Korda (1960), ma può diventare anche Jack Nicholson dietro il trucco di Joker per Herb Ritts (1988) o addirittura la Meryl Streep ritratta da Annie Leibovitz nel 1981, o ancora il Mick Jagger di David Bailey (1964).
Un progetto iniziato nel 2013 che ha richiesto un anno di preparazione e l’assistenza di una troupe di costumisti, truccatori, scenografi e direttori delle luci. La mostra, itinerante, è accompagnata da un ricco volume Skira che riproduce tutti i ritratti realizzati.



