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Analitico esplosivo

Al Marca, Museo delle arti di Catanzaro, fino al primo aprile, 21 opere illustrano il percorso nella pittura di Pino Pinelli dai primi anni Settanta ad oggi

Guglielmo Gigliotti

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Nel suo caso, però, le opere non sono mai oggetti conchiusi, ma costellazioni: il curatore Giorgio Bonomi ha quindi selezionato, per la mostra organizzata dalla Fondazione Rocco Guglielmo, quei gruppi di opere che restituiscono il senso di una pittura che si distribuisce nello spazio per singoli frammenti geometrizzanti di colore materico e puro. Il titolo dell’esposizione, «La pittura disseminata», allude proprio allo spirito ambientale, di espansione spaziale, del brano cromatico, disposto sulla parete secondo cadenze di pieni e di vuoti, tali da rendere il muro parte in causa dell’architettura compositiva.

Nato a Catania nel 1938, Pino Pinelli giunge a Milano nel 1963 (dove tutt’ora vive), nel pieno del dibattito, tra Fontana, Castellani e Manzoni, del superamento del quadro. In Pinelli la pittura, come ama dire lui, «deflagra», proiettandosi in compositi gruppi di elementi, spesso rettangolari, quadrati o cruciformi, che si aprono allo spazio, per farlo entrare nella pittura. Filiberto Menna, nel 1976, inserì il suo operato tra le proposizioni della «pittura analitica», intendendo con tale definizione l’arte che mette al centro l’esame concettuale dei suoi elementi basilari: colore, tela, supporto e composizione.

Guglielmo Gigliotti, 07 marzo 2017 | © Riproduzione riservata

Analitico esplosivo | Guglielmo Gigliotti

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