Alto tasso tecnologico al Museum Brandhorst

Le relazioni tra il corpo umano e le moderne tecnologie sono al centro della mostra che dedica un focus particolare alla scultura e al suo rapidissimo sviluppo negli ultimi settant’anni

Particolare di  «Cordless» (1989) di Tishan Hsu. Museum MMK di Francoforte sul Meno © VG Bild-Kunst, Bonn 2022. Foto: Axel Schneider, Francoforte sul Meno.
Francesca Petretto |  | Monaco di Baviera

Con la mostra intitolata «Corpi futuri di un passato recente: scultura, tecnologia, corpi, dagli anni ’50» il Museum Brandhorst ospita dal 2 giugno al 15 gennaio 2023 una collettiva di 58 artiste e artisti, principalmente europei, statunitensi e giapponesi, sul tema attualissimo delle relazioni tra il corpo umano e le moderne tecnologie, dedicando un focus particolare alla scultura e al suo rapidissimo sviluppo avvenuto negli ultimi settant’anni di storia.

La rassegna s’interroga sul come l’essere umano oggi sperimenti sé stesso e il mondo che lo circonda, praticamente incapace di agire senza il mezzo tecnologico: si possono ancora tracciare chiaramente dei confini tra i due universi non più paralleli? Dove iniziano e dove finiscono le nostre estensioni digitali, computer e soprattutto smartphone? Che peso ha questa nuova dipendenza sulle nostre idee di corporeità e materialità? E qual è l’impatto sociale di questi sviluppi sulle nostre vite e sulla percezione collettiva di sé?

Non è una predica in favore di presunti mores maiorum di cui nessuno più ha dimestichezza, d’altro canto non si tratta di un problema degli ultimi anni: la cibernetica ha iniziato a influenzare la vita della società contemporanea a partire dal secondo dopoguerra. L’era dei grandi romanzi e film di fantascienza ha soddisfatto, puro prodotto artistico, il bisogno di qualcosa di nuovo, un aiuto a superare i traumi della guerra.

In quel clima di euforia generale per il futuro e con la leggerezza acritica che ne derivò, anche se in forme diverse, nei due grandi blocchi della guerra fredda, fu proprio la scultura, tra tutte le arti, a cimentarsi con le nuove tecnologie anche fuori dai set e oltre la pagina scritta, piegandole a mezzo di emancipazione da una parte e di controllo esterno dall’altra. La nostra comprensione dei corpi oggi è figlia di quella (s)cultura, capace di compiere in un brevissimo lasso di tempo, meno di 100 anni, il miracolo della sua evoluzione tecnologica.

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