Alla Magnani Rocca i capolavori assoluti di Casorati

La rassegna di Mamiano di Traversetolo documenta tutta l’attività dell’artista dal 1907 al 1960 e la singolare vicinanza con il musicologo collezionista Magnani. Ne scrive uno dei curatori

«Conversazione platonica» (1925), di Felice Casorati. © Felice Casorati, by SIAE 2023
Stefano Roffi |  | Mamiano di Traversetolo (Pr)

La Fondazione Magnani-Rocca dal 18 marzo al 2 luglio dedica a Felice Casorati (Novara 1883-Torino 1963) una mostra antologica, «Il concerto della pittura», a cura di Giorgina Bertolino, Daniela Ferrari e da chi scrive, composta da oltre 60 opere, fra le quali molti sono i capolavori assoluti. Il percorso espositivo consente di conoscere il lavoro di Casorati nella sua completezza, mostrando con opere chiave le figure e i temi prediletti e documentando ogni stagione della sua pittura, dal 1907 al 1960.

Si apre con «Ritratto della sorella Elvira», che segna il debutto alla Biennale di Venezia del 1907, «Le ereditiere» del 1910 e «Notturno» del 1912-13. Prove intrise di pacata misura, denotano la precoce e sofisticata cultura visiva di Casorati, derivata dallo studio dell’antico, dai modelli raffinati e mondani del Naturalismo e del Simbolismo sino al confronto con Klimt e l’ambiente delle Secessioni. Un’atmosfera nuova si respira nel capolavoro «Le signorine», opera cruciale che nel 1912 annuncia una svolta nella sua pittura, per la tavolozza chiara e luminosa e lo studio delle enigmatiche figure femminili.

In mostra si potrà cogliere con particolare efficacia la stagione casoratiana negli anni Venti, quando il richiamo del Ritorno all’ordine porta nell’arte europea una nuova classicità. Con l’esposizione di alcuni dei quadri più significativi del periodo («Fanciulla col linoleum», «Maschere», «Concerto», «Conversazione platonica»), si viene proiettati in un’atmosfera sospesa, metafisica e silenziosa, pervasa da equilibrio, ordine, malinconia e mistero, in un teatro di infinite e indecifrabili allusioni.

Nel celeberrimo «Silvana Cenni» del 1922, esplicito omaggio a Piero della Francesca, una silente immobilità permea ogni cosa, congelando la figura e la scena in un fermo immagine misterioso; tutto è aderente al vero, nei più minuti dettagli, ma talmente realistico da tradursi in straniamento. I quadri con figura sono intercalati in mostra da alcuni paesaggi e da un nucleo di nature morte, fra le quali quelle dedicate alle uova, emblema araldico dell’arte casoratiana.

Queste forme perfette e dalla fragile consistenza permettono all’artista una riflessione sul contrasto tra la precarietà e la solidità, oltre a un ulteriore rimando a Piero ma anche a Cézanne. La relazione tra pittura e musica, fondamentale in Casorati, è resa esplicita in una serie di opere che, nella cornice di un’immaginaria e ideale vicinanza tra l’artista e il collezionista Luigi Magnani, fondatore della Magnani-Rocca, pone in risalto le loro passioni comuni.

In particolare, il dipinto di Casorati «Beethoven» del 1928, in prestito dal Mart-Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto che collabora alla realizzazione della mostra, rinvia alla predilezione di Magnani per il grande compositore tedesco. L’intensa attività di Casorati scenografo teatrale è documentata da un corpus di bozzetti e figurini del Teatro alla Scala di Milano.

Un affascinante dipinto di Casorati «Le due sorelle (Libro aperto e libro chiuso)» del 1921 è inquadrato in una scena nodale del celeberrimo film di Federico Fellini «La dolce vita» (1960). Il quadro, attraverso il quale Fellini può aver inteso trasmettere all’osservatore una chiave di lettura del film, viene esposto alla Magnani-Rocca a suggerire un insospettabile trait d’union tra il pittore e il regista, cui viene dedicata, nelle sale al piano superiore della Villa, una particolare mostra focus nel trentennale della morte, nello stesso periodo dell’antologica su Casorati, presentando sontuosi costumi realizzati per i film e indossati da celebri attori, come Marcello Mastroianni e Donald Sutherland, locandine dei film, disegni di Fellini oltre a rare fotografie d’epoca.

L’autore è direttore della Fondazione Magnani-Rocca di Mamiano di Traversetolo (Pr)

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