«Ippomene e Atalanta» (1618-19), di Guido Reni. Madrid, Museo del Prado. © Museo del Prado

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«Ippomene e Atalanta» (1618-19), di Guido Reni. Madrid, Museo del Prado. © Museo del Prado

Al Prado Reni in oltre 90 dipinti

Il «Divin Guido» portò l’arte pittorica di Bologna a un livello di perfezione mai raggiunto in precedenza

Decisamente «grande» la mostra che dal 28 marzo al 9 luglio il Museo del Prado di Madrid dedica a Guido Reni, sia per la qualità e quantità delle opere e dei prestatori (oltre 90 dipinti provenienti da 40 musei e collezioni del mondo intero), sia per la sua mission: • offrire la visione completa del percorso artistico del pittore bolognese; • analizzare l’attualità della sua poetica della bellezza e della rappresentazione del corpo umano; • illustrare il contributo del pittore bolognese all’estetica del Barocco europeo.

Guido Reni (1575-1642) portò l’arte pittorica di Bologna a un livello di perfezione mai raggiunto in precedenza. Guidato dagli stessi principi dei Carracci, Reni fu acclamato «il Divin Guido» per il riconosciuto, indiscusso talento della rappresentazione del sovrannaturale e per l’indefessa ricerca della bellezza ideale e pittorica, in cui disegno e colore si unissero in sintesi d’armonia simbiotica. Da Bologna la fama di Guido toccò Roma e da lì il resto d’Italia e d’Europa, partecipando ovviamente anche la Spagna alla sua gloria: molte sue opere entrarono in importanti collezioni (prime le raccolte reali) mentre la pittura reniana assurgeva a modello per gli artisti spagnoli.

Forte dei contributi storiografici più recenti e della speciale attenzione ai legami del «Divin Guido» con la Spagna (da un lato la presenza incisiva e diffusa sia nelle collezioni della Corona sia in quelle dell’aristocrazia spagnola, a fronte dell’influsso della sua iconografia sugli artisti fondamentali del Siglo de Oro spagnolo), la mostra offre lavori di Guido Reni poco visibili fuori dalle loro ubicazioni abituali, come l’imponente «Trionfo di Giobbe», dalla cattedrale di Notre-Dame di Parigi, o la «Circoncisione» della Chiesa di San Martino a Siena e «La caduta dei Giganti» di Palazzo Mosca (Musei Civici) di Pesaro (22 i dipinti italiani presenti), accanto a molte delle sue tele più famose, come l’«Immacolata Concezione» del Metropolitan Museum of Art di New York, che tanto influì su pittori spagnoli come Murillo.

Ancora, la «Cleopatra» della Royal Collection di Londra e «L’Unione del Disegno e del Colore» dal Louvre di Parigi, la «Predica di San Giovanni Battista», del Convento agostiniano di Salamanca (il cui restauro ha consentito di confermarne la qualità e l’autore), l’inedito e rilevantissimo «Bacco e Arianna», di collezione privata svizzera, oltre alla «Salomè con la testa del Battista» e alla «Maddalena penitente» della Galleria Corsini di Roma (Gallerie Nazionali di Arte Antica) e, vera eccezionalità, «Ippomene e Atalanta» dal Museo di Capodimonte di Napoli (1615-18 o 1620-25) che per la prima volta è possibile confrontare vis-à-vis con la versione del Prado (1618-19), opera che congiunge il percorso espositivo a quelle del Museo del Prado, molte delle quali restaurate per l’occasione e a volte con risultati sorprendenti (come nel caso del «San Sebastiano», quinta versione, 1617-19).

Ma il confronto si allargherà pure a dipinti e sculture di altri artisti a evidenziare il duplice flusso di influenze formative della sua personalità artistica prima ricevute e poi diffuse da Guido Reni, con particolare riferimento agli artisti fondamentali della pittura della Spagna del Siglo de Oro. Ad apprezzare la ricchezza e la bellezza dello sfaccettato processo creativo reniano contribuisce una notevole selezione di disegni.

La mostra è accompagnata a metà giugno da un congresso internazionale che riunirà i migliori studiosi del pittore, già alcuni presenti nel catalogo della mostra con nuovi contributi sulla figura e sull’opera di Guido Reni in varie prospettive con i saggi del curatore David García Cueto (Guido Reni, un genio bolognese per la Spagna del Siglo de Oro), di Lorenzo Pericolo (Novità: Guido Reni e la modernità), Rachel McGarry («Come un’ape in mezzo ai fiori»: il giovane Guido fra Bologna e Roma), Raffaella Morselli (Il «sò insign Cumpatriott Guido Reni», gloria di Bologna), Stefano Pierguidi (Viceré, ambasciatori, intendenti, teologhi. Trent’anni di (burrascosi) rapporti fra Guido Reni e la Spagna), Viviana Farina («Un homme qui consulte perpétuellement la Nature»: Guido Reni e il disegno), Aoife Brady (Dipingere per la posterità: i materiali e la tecnica di Guido Reni), Daniele Benati (Guido Reni: un maestro senza scuola?) e Javier Portús (Guido Reni e la pittura spagnola del XVII secolo).

«Ippomene e Atalanta» (1618-19), di Guido Reni. Madrid, Museo del Prado. © Museo del Prado

Giovanni Pellinghelli del Monticello, 15 marzo 2023 | © Riproduzione riservata

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Al Prado Reni in oltre 90 dipinti | Giovanni Pellinghelli del Monticello

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