Il Centro Pecci ha riaperto con la mostra «Nudi», a cura di Cristiana Perrella, dedicata al fotografo e poeta Ren Hang (nato nel 1987 a Chang Chun e morto suicida nel 2017). Fortemente censurato dal Governo cinese per i suoi scatti che raccontano una gioventù ribelle e diversa, che vive il proprio corpo e la sessualità in modo libero e spregiudicato, Hang esprime un sottile equilibrio tra crudezza (con allusioni a pratiche di feticismo e masochismo) e visionarietà.
La rivendicazione del nudo è per Hang essenziale («Siamo nati nudi… Io fotografo solo le cose nella loro condizione più naturale») e il suo sguardo trasforma corpi dall’incerta identità sessuale, androgini quelli femminili, nonostante il forte rossetto sulle labbra, esili e glabri quelli maschili, dalla carnagione bianchissima e dai volti incorniciati da capelli scuri, in sculture e perfino in paesaggi.
Ad accentuare il carattere straniante, ma anche malinconico e misterioso, sono le ambientazioni scelte, tra tetti di grattacieli di Pechino e foreste di alberi, volti che spuntano da foglie, nudi con pavoni, o con fiori, che rimandano auna sensibilità per il rapporto uomo natura assai viva nelle ultime generazioni. E gli stessi temi si ritrovano nella sua produzione poetica, incentrata su vita, morte e desiderio.
La mostra, la prima in Italia (dopo la personale al Foam di Amsterdam, 2017 e alla Maison de la Photographie di Parigi e a C/O di Berlino, 2019), riunisce fino al 23 agosto novanta fotografie provenienti da collezioni internazionali, oltre alla documentazione del backstage di uno shooting di Hang nel Wienerwald nel 2015 e a una ricca selezione di libri fotografici.
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