Al museo con ricetta medica per curare ansia e stress

Il punto su progetti e best practices in giro per il mondo al convegno di Museum Next. E prossimamente una tavola rotonda di Icom Piemonte e Valle d’Aosta sul rapporto tra arte e salute mentale

«Your Met Art Box» con quattro carte  con opere della collezione del Met e varie attività © Metropolitan Museum of Art 2021, Foto Eileen Travell
Marcella Pralormo |

Si è svolto il convegno online sul tema della salute e del benessere mentale nei musei, organizzato dal 31 gennaio al 2 febbraio da Museum Next, la società inglese fondata nel 2009 da Jim Richardson, che organizza seminari e convegni internazionali per professionisti museali. I relatori hanno illustrato pratiche e progetti nati per rendere i musei luoghi di benessere psicologico durante la pandemia e in futuro.

Il Van Gogh Museum ha presentato attività per ragazzi che prendono spunto dalle lettere di Van Gogh, sono attività concepite come strumento di connessione grazie alla condivisione di emozioni e storie in uno spazio percepito come sicuro.

Nel dicembre 2020 l’Art-Science Museum di Singapore ha lanciato il progetto «Art of being calm» (Arte di essere calmi) con lo scopo di ridurre l’ansia attraverso l’arte. In UK il tema del benessere collegato ai luoghi della cultura è presente da vent’anni nelle politiche sociali con «Arts on Prescription», il programma nazionale attraverso il quale il medico di base può prescrivere al paziente attività culturali e artistiche.

In UK ci sono varie best practices a cui guardare. Per esempio il progetto sviluppato dal Kew Palace su re Giorgio III in cui si raccontano i problemi mentali del sovrano in modo da generare nei visitatori la consapevolezza che la salute mentale è un tema che riguarda tutte le classi sociali. Il personale del Kew Palace è stato formato per affrontare con il pubblico discorsi delicati come il suicidio e i problemi della psiche e ha persino un programma a supporto della salute salute mentale dei propri dipendenti.

Le National Galleries of Scotland insieme all’ospedale infantile di Edimburgo hanno creato gli Art Helps Packs: kit di materiali artistici con cui i pazienti sono impegnati nella creazione artistica senza giudizio.

Il Museo di Manchester lavora dal 2012 con la Mindfulness Trauma-Sensitive. È un tipo di mindfulness basata sul presupposto che tra i visitatori possono esserci persone con traumi pregressi. La comprensione, il riconoscimento e l’accoglienza senza giudizio hanno lo scopo di far sentire le persone sicure durante le attività museali.

Dopo il simposio Healing Arts, tenuto nel novembre 2021 e destinato a porre l’attenzione sull’importanza dei musei per la salute mentale della popolazione, il Met di New York ha lavorato ad altri nuovi progetti. Nei prossimi giorni verrà lanciato un podcast sul benessere mentale in cui il museo diviene uno strumento di connessione tra le comunità di persone: visitatori ed esperti della salute mentale raccontano come l’arte migliori la loro vita.

«Your Met Art box» è una scatola consegnata una volta al mese insieme al pranzo a persone costrette a casa; contiene 4 riproduzioni di opere del museo e alcune domande per riflettere e interagire con pratiche creative.

Lo stesso metodo del box a domicilio è utilizzato da anche da altri musei americani, come lo Smithsonian, che dopo il successo di un kit distribuito durante la pandemia, ha in programma di sviluppare un nuovo Kit sul tema: comunicare attraverso le differenze.

Nell’ambito del programma House of memories, rivolto alle persone con demenza, il Museo di Liverpool ha prodotto un autobus che, attraverso la presentazione virtuale e fisica di oggetti crea relazioni, ricordi e connessioni tra le persone sul territorio.

Il Groningen Museum ha raccontato il progetto in corso con l’ UMGC, Università di medicina, per ridurre lo stress nei medici. Le ricerche hanno evidenziato che un medico su sette oggi ha sintomi di burnout. Il progetto prevede un training per guardare l’arte attraverso tecniche per de-stressare e migliorare la capacità di osservazione e l’empatia. Sono stati attivati Workshop nei quali i medici disegnano davanti alle opere d’arte e dialogano con i colleghi sulla loro pratica artistica.

Dal Canada alla Nuova Zelanda, a Taiwan, sono molti i musei che hanno raccontato le loro esperienze di lavoro con pazienti affetti da demenza: tutti i progetti funzionano quando si tratta di esperienze di creatività e socialità condivisa.

Il Frye Art Museum di Seattle ha sottolineato come le attività efficaci sono soprattutto quelle che utilizzano la musica: l’area del cervello in cui è custodito il ricordo della musica non subisce deterioramenti nei pazienti con demenza.

I Cambridge Museums hanno integrato arte e danza nel progetto che combatte la solitudine e la demenza attraverso la co-creazione e l’ascolto collettivo.

Il Wexner Center di Columbus nell’Ohio ha un programma attivo dal 2013, Art & Resilience: rivolto a persone che hanno subito traumi cerebrali, è sviluppato insieme a educatori, medici, psicologi, counselors ed esperti di mindfulness.

Il Van Abbe Museum ha illustrato il progetto di ristrutturazione dei propri spazi con cui, attraverso un lavoro di co-creazione legato al metodo del design thinking, nel 2019 ha dato vita al Multisensory museum, un museo inclusivo e accessibile a tutti basato sui cinque sensi.

Dal convegno si evince come il tema della salute mentale sia ormai da tempo parte integrante dei programmi dei musei internazionali.
L’emergenza Covid ha reso urgente la necessità di ricalibrare le attività educative sulla gestione del trauma e delle emozioni, da sviluppare in partnership con medici, psicologi, università e organizzazioni.

Sono nati così molti progetti multidisciplinari che lavorano con la mindfulness per gestire lo stress e nuove modalità di coinvolgimento «a domicilio» come gli Art kit, ma anche nuovi approcci alle collezioni museali, che partono ancora dalla mindfulness e dalla meditazione, per uno sguardo più lento e concentrato e un apprendimento creativo inclusivo e condiviso.

Anche se al convegno non erano presenti relatori italiani, anche nel nostro Paese vi sono molti esempi cui guardare, tra tutti il lavoro avviato dal Cultural Welfare Center (CCW), fondato nell’estate del 2020 da Catterina Seia e Alessandra Rossi Ghiglione.

Per fare il punto sulla situazione odierna, analizzare le ultime best practices introdotte e tracciare insieme agli operatori museali, al CCW e alle realtà del territorio una direzione condivisa, Icom Piemonte e Valle d’Aosta organizza una tavola rotonda, coordinata da chi scrive, il prossimo 3 marzo alle 17 su Zoom.

Marcella Pralormo è membro del coordinamento regionale di Icom Piemonte e Valle d’Aosta. Ha diretto la Pinacoteca Agnelli dal 2002 a ottobre 2021, dove, tra tante altre cose, ha introdotto attività sulla relazione tra arte, salute e benessere.

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