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Le installazioni politiche dell’iraniana Natascha Sadr Haghighian parlano di migrazioni, razzismo, deportazioni e guerra
- Francesca Petretto
- 07 agosto 2023
- 00’minuti di lettura


Natascha Sadr Haghighian alias Natascha Süder Happelmann (a destra) con Heiko Maas, l’allora ministro degli Esteri tedesco in visita al Padiglione tedesco alla 58ma Biennale d’Arte di Venezia nel 2019
Al Lenbachhaus una mostra dai temi forti
Le installazioni politiche dell’iraniana Natascha Sadr Haghighian parlano di migrazioni, razzismo, deportazioni e guerra
- Francesca Petretto
- 07 agosto 2023
- 00’minuti di lettura
Francesca Petretto
Leggi i suoi articoliMolti ricordano la partecipazione alla Biennale di Venezia 2019, nel Padiglione tedesco ai Giardini, dell’artista iraniana, trapiantata in Germania, Natascha Sadr Haghighian (Teheran, 1967) che usa spesso l’ironico pseudonimo Natascha Süder Happelmann ed è attiva soprattutto nell’ambito di video e installation art. Sino all’8 ottobre, Lenbachhaus le dedica una mostra completa di tutte le opere prodotte fino ad oggi. Gli ambienti creati da Haghighian hanno come punto di partenza temi ed episodi tratti dall’attualità politica, riguardanti soprattutto il fenomeno delle migrazioni e il razzismo strutturale delle società occidentali.
Lavori centrali esposti a Monaco sono, ad esempio, «Ankersentrum», installazione già presentata a Venezia che si concentra sulla migrazione e sulla moderna servitù della gleba; «Tribute to Whistle», composizione sonora in cui l’artista fa riferimento a un metodo di richiamo sonoro utilizzato nei campi di concentramento per avvisare i migranti dell’imminente deportazione; «Pssst Leopard 2A7+» in cui Haghighian si confronta con un noto prodotto dell’industria bellica tedesca, un carro armato prodotto in Baviera, mostruosa macchina da guerra che la Germania ha recentemente venduto ai governi ungherese e del Qatar.
In contemporanea alla mostra viene anche esposta negli spazi pubblici di Monaco, da giugno ad agosto, l’installazione «The Broken Pitcher», inspirata dal film «Primo caso, secondo caso» di Abbas Kiarostami e progetto congiunto di Natascha Sadr Haghighian, Marina Christodoulidou e Peter Eramian, frutto di una collaborazione tra lo spazio Thkio Ppalies di Nicosia (Cipro), la Galerie für zeitgenössische Kunst Lipsia, l’Haus der Kulturen der Welt Berlino e il Beirut Art Center.

Natascha Sadr Haghighian alias Natascha Süder Happelmann (a destra) con Heiko Maas, l’allora ministro degli Esteri tedesco in visita al Padiglione tedesco alla 58ma Biennale d’Arte di Venezia nel 2019