Al Goldsmiths Cca proposte per nuovi monumenti

50 lavori (appunti e schizzi, disegni, installazioni, dipinti, sculture, poesie, video e performance) danno suggerimenti per attuali o futuri oggetti di commemorazione

«Three dead astronauts» (2021), di Saelia Aparicio. Foto: Eva Herzog
Federico Florian |  | Londra

A quasi due anni dal rovesciamento a Bristol, a opera dei manifestanti del movimento «Black Lives Matter», della statua di Edward Colston, politico e mercante di schiavi nell’Inghilterra del Seicento, il ruolo dei monumenti pubblici è ormai al centro del dibattito internazionale. Defunte rappresentazioni del potere? Manifestazioni di un’idea illusoria di permanenza? Luoghi per la commemorazione o simulacri di ingiustizie sociali?

A tutti questi interrogativi cerca di rispondere «Testament», progetto espositivo che fino al 3 aprile il Goldsmiths CCA dedica ai monumenti e ai significati che possono avere nel nostro turbolento presente. In mostra cinquanta lavori che rappresentano dei «proposal» per nuovi monumenti (sotto forma di appunti e schizzi, disegni, installazioni, dipinti, sculture, poesie, video e performance) concepiti da altrettanti artisti residenti in Gran Bretagna, o la cui biografia è legata alle vicende di questa Nazione.

Tenant of Culture propone ad esempio un monumento alto 30 metri per un negozio di Oxford Circus, realizzato con componenti non riciclabili di scarpe da ginnastica usate, volto a decomporsi gradualmente nell’arco di 200 anni: allegoria dello spreco della nostra società dei consumi. Jay Tan, invece, concepisce un monumento per l’area di Limehouse, che in passato ospitò la prima Chinatown londinese: una grande scultura a forma di torta che è un miscuglio di elementi presi in prestito dalla cultura visiva cinese (draghi, fenici, petali di fiori di loto) e dedicata ai marinai e ai viaggiatori cinesi che si stabilirono a Londra a partire dagli anni Dieci del Novecento.

Tra gli altri artisti partecipanti Ed Atkins, Phyllida Barlow, Jeremy Deller ed Elizabeth Price, i cui progetti esaminano questioni quali la necessità di ricordare oppure di dimenticare, e il rapporto tra arte pubblica e pratiche di decolonizzazione. Tutti tentativi di dare una risposta alla domanda: è ancora possibile ripensare e dare nuova vita ai monumenti?

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