Dopo oltre vent’anni di assenza, Helen Frankenthaler (1928-2011) torna protagonista in Germania nella grande retrospettiva «Helen Frankenthaler. Costellazioni pittoriche», che il Museum Folkwang le dedica fino al 5 marzo in una collaborazione con la Kunsthalle Krems e la newyorkese Frankenthaler Foundation.
Parte del gruppo delle fantastiche cinque artiste statunitensi, in compagnia di Joan Mitchell, Grace Hartigan, Elaine de Kooning e Lee Krasner, che nell’immediato secondo dopoguerra americano furono capaci di scardinare lo strapotere dei loro colleghi maschi, la giovanissima Frankenthaler fece il suo debutto sulla scena artistica internazionale a soli 23 anni nel 1951, riscuotendo da subito un enorme successo di critica e di pubblico.
La mostra di Essen riunisce 84 opere della pittrice ebrea americana, 75 dipinti su carta e nove su tela, ponendo particolare attenzione sui primi, poiché fu la carta il mezzo che più di tutti influenzò il passaggio decisivo dell’artista dall’Espressionismo astratto alla pittura a campi di colore con la quale divenne modello per tutta una nuova generazione di pittrici e pittori non solo connazionali.
Si tratta di lavori la cui creazione cade nel lungo intervallo di tempo tra il 1949 e il 2002: cinquantatré anni di incessante attività all’insegna del continuo rinnovarsi e sperimentare. Tra le sue opere più celebri in mostra spiccano, in quanto tappe di evoluzione nella sua carriera, «Great Meadows» (1951), «Noon» (1966) e «Santa Fe XIII» (1990).
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