14 torri-totem distribuite a semicerchio nella sala delle Quattro porte del Museo Correr, abituale teatro di dialoghi con il contemporaneo durante la Biennale, danno vita fino al 6 novembre ad «Ascension», opera site specific di Huong Dodinh. Vietnamita d’origine ma francese d’adozione (i suoi genitori si stabilirono a Parigi quand’era ancora bambina per sfuggire alla guerra), Dodinh (classe 1945) ha sempre operato lontano dal clamore, in una ricerca meditativa appartata.
Questa è difatti la sua seconda mostra in un’istituzione museale dopo quella del 2021 al Musée Guimet di Parigi. La superficie delle tele, il cui slancio raggiunge i tre metri, è dominata dai colori neutri della laguna avvolta nella nebbia e della prima neve che tanto colpì l’immaginario dell’artista ancora ragazzina. Su di esse sottili e quasi impercettibili linee curve e verticali creano un equilibrio con gli strati di pittura che Dodinh meticolosamente stende.
Il risultato, da cui traspaiono il senso di meditazione e spiritualità propri alla tradizione orientale, è una superficie luminosa che s’impone nell’atmosfera in penombra della sala su cui veglia, quasi a punto focale della composizione, la quattrocentesca scultura della Madonna della Misericordia dal manto dorato. Ed è anche ad essa che l’artista si è ispirata per comporre il suo lavoro dando vita a «due corridoi» d’uno spazio sacro scandito da un’ascensione verso la luce.
Sei mesi di lavoro hanno tenuto impegnata l’artista che rivela, nell’intervista con Hervè Mikaeloff, di aver reagito all’invito del curatore Amin Jaffer percependo nell’immediato una grande forza creativa, quasi si trattasse di una grande rivelazione. «Sintesi raffinatissima di una visione olistica della vita scrive Gabriella Belli, direttrice dei Musei Civici venezani, il segno di Dodinh riaccende la luce nella Sala delle Quattro Porte dopo il lungo silenzio della pandemia».
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