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Olga Scotto di Vettimo
Leggi i suoi articoliLa Galleria Paola Verrengia, nonostante operi in una città che da tempo subisce vicende alterne tra le istituzioni e l’arte contemporanea, svolge un lavoro molto apprezzato in ambito nazionale e internazionale che le consente di smarcarsi dall’isolamento culturale cui il territorio la costringerebbe.
Il 18 dicembre inaugura «Schermi rubati». Curata da Lea Mattarella, è una riflessione sul rapporto di reciprocità tra cinema e arti visive e su ciò che accade quando un linguaggio ne condiziona un altro e lo trasforma rendendo lo scambio una nuova opportunità di visione del mondo. Il titolo riecheggia quello del film «Baci rubati» del 1968 di François Truffaut.
«Ogni disciplina, afferma la curatrice che condivide con la gallerista la passione per il cinema, prende e ruba dalle altre perché è impossibile, soprattutto nel campo artistico, navigare senza connessioni con gli altri ambiti». Il percorso evidenzia le suggestioni alla base del lavoro di alcuni artisti che sviluppano l’immaginario cinematografico con linguaggi diversi.
Gea Casolaro sovrappone a fotogrammi di film ambientati a Parigi (soprattutto «I 400 colpi» di Truffaut) fotografie con le stesse inquadrature, proponendo una diversa esperienza conoscitiva degli stessi luoghi. Sara Rossi realizza un’installazione fotografica e video lavorando su immagini del film «Fahrenheit 451» (1966).
Il regista Abbas Kiarostami capovolge la prospettiva attraverso un pensiero che è prima di tutto fotografico e di cui la mostra mette in evidenza le tracce. Lo straniante lavoro di Martìn y Sicilia, che riprendono scene di film di David Lynch, fa emergere un’ulteriore possibilità percettiva in cui pittura e fotografia si confondono.
A seguire le mostre di Franco Mello (con la Fondazione Plart, Napoli), Nicholas Woods (per la prima volta in Italia) e Michele Chiossi.
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