Una veduta della mostra di Koen Vanmechelen «Seduzione», Galleria degli Uffizi, Firenze

Image

Una veduta della mostra di Koen Vanmechelen «Seduzione», Galleria degli Uffizi, Firenze

Agli Uffizi le ibridazioni di Vanmechelen

L’artista fiammingo dialoga con le opere del museo rovesciando le gerarchie di autorità

Eike Schmidt prosegue i suoi inviti ad artisti contemporanei a collocare, discretamente ma in modo al tempo stesso incisivo, le proprie opere nel percorso della Galleria degli Uffizi. Questa volta si tratta del fiammingo Koen Vanmechelen (Sint-Truiden, Limburgo belga, 1965) con la mostra «Seduzione» (fino al 20 marzo).

L’arte di Vanmechelen, che unisce pittura, scultura, fotografie, installazioni multimediali e living art all’insegna del dialogo arte-scienza, non solo tocca i concetti primordiali di vita-morte, umano-divino, terreno-spirituale, naturale-artificiale, ma ruota intorno ai temi più sentiti in questi anni: l’ibridazione, nel senso più ampio del termine, ovvero la connessione con altri popoli, all’insegna dell’«Ubuntu», il concetto africano che significa «io sono perché noi siamo», ma anche ibridazione in quanto accettazione di ciò che di più strano e mutevole è in noi, e che dobbiamo lasciare fuoriuscire dalla nostra mente laddove tutto è racchiuso, come in un guscio.

Accettazione ed esaltazione quindi della diversità, ricerca di connessione con la natura (fragile come il vetro, materiale spesso usato insieme al marmo e al bronzo, ma che può al tempo stesso ferire per difendersi), cui l’artista ha dedicato il suo progetto «Labiomista» a Genk, un parco aperto a tutti con animali in libertà, uno spazio per le esposizioni d'arte en plein air e una serra con specie rare di uccelli, dove sorge «The Battery», lo studio dell’artista, progettato da Mario Botta.

Ciò implica l’assunzione nei confronti del mondo animale di un atteggiamento pronto a rovesciare le gerarchie di autorità: Vanmechelen pone infatti, in alcune opere, un pollo al posto di una creatura umana e si raffigura egli stesso ibridato col volatile (nell’«Autoritratto» che sarà poi donato agli Uffizi per la celebre collezione). Lavori che sono in rapporto col suo progetto «Cosmopolitan Chicken Project (CCP)», come anche «Vesta», titolo di un grande ritratto di gallo, per estendere il concetto di ibridazione ai generi, che troviamo accostato ai ritratti fiamminghi di Rubens, Van Dyck e Rembrandt.

Se l’arte di Vanmechelen è ben radicata iconograficamente nell’immaginario nordico, va però ricordato che il tema dell’ibridazione era ben presente fin dall’antichità greco romana (pensiamo alle tante figure mitologiche nelle loro infinte trasformazioni di genere, forma, natura) e il Rinascimento stesso è l’epoca che si rifà alla cultura antica, non solo nei temi e nei significati, ma perfino nella pratica di completare opere antiche mutile con interventi moderni.

Inoltre, la scelta degli Uffizi per questa mostra (con opere pensate ad hoc) ha particolare significato pensando ai rapporti che Firenze ebbe con le Fiandre, dove fu aperto il primo banco mediceo: un momento che nel museo è testimoniato dalla presenza del celebre «Trittico Portinari» di Hugo van der Goes e di altre opere fiamminghe, nelle quali si trovano mescolati, ibridati, caratteri dell’arte italiana con quella nordica; e lo stesso «travaso» si compie nelle opere degli artisti italiani del tempo.

Il percorso muove dal corridoio nel quale sono conservati i busti di epoca romana delle raccolte medicee, cui si affiancano quelli creati dal fiammingo, per proseguire in alcuni punti cardine del museo, tra cui la sala della Niobe (dove sono «Domestic violence» e i «Sarcofagi di animali»), o quella dell’Ermafrodito, ma anche la sala della «Medusa» di Caravaggio, dove sono ora due moderne Meduse che hanno il volto della imprenditrice africana Chido Govera, con la quale Vanmechelen ha elaborato un progetto umanitario.

Una veduta della mostra di Koen Vanmechelen «Seduzione», Galleria degli Uffizi, Firenze

Una veduta della mostra di Koen Vanmechelen «Seduzione», Galleria degli Uffizi, Firenze

Una veduta della mostra di Koen Vanmechelen «Seduzione», Galleria degli Uffizi, Firenze

Una veduta della mostra di Koen Vanmechelen «Seduzione», Galleria degli Uffizi, Firenze

Una veduta della mostra di Koen Vanmechelen «Seduzione», Galleria degli Uffizi, Firenze

Laura Lombardi, 02 marzo 2022 | © Riproduzione riservata

Articoli precedenti

Due densi volumi di Francesca Baldassari ricostruiscono il corpus delle opere del pittore e disegnatore fiorentino del Seicento

Acquistati nel 2004 dal fotografo fiorentino, 16 vasi apuli sono stati sequestrati dai Carabinieri. Ma stavano a Palazzo d’Avalos da 300 anni

Nel Mad Murate Art District di Firenze Maree Clarke esplora il tema della cultura aborigena toccando luoghi inediti del continente australiano

Entro l’estate altri due spazi espositivi saranno dedicati al Risorgimento e all’Archeologia

Agli Uffizi le ibridazioni di Vanmechelen | Laura Lombardi

Agli Uffizi le ibridazioni di Vanmechelen | Laura Lombardi